Silvio Vannini, i clienti del promotore finanziario. "I nostri risparmi finiti al casinò"

Il racconto di alcune persone che gli affidarono i soldi

Silvio Vannini ha confessato di aver dilapidato 9,65milioni alle Vlt (Imagoeconomica)

Silvio Vannini ha confessato di aver dilapidato 9,65milioni alle Vlt (Imagoeconomica)

Cesena, 20 febbraio 2019 - Come si fa a farsi consegnare 9,65 milioni di euro da risparmiatori desiderosi di raccogliere frutti migliori di quelli che offrono le banche sottocasa, e poi giocarseli tutti al casinò? Bisogna chiederlo a Silvio Vannini, l’ex promotore finanziario di 65 anni di San Piero in Bagno sotto processo per truffa, appropriazione indebita e falso. Ieri davanti al giudice monocratico Marcello Nicolò c’è stata un’udienza molto importante del processo, con l’interrogatorio dei risparmiatori (25 sui 92 individuati dalla Guardia di finanza) che si sono costituiti parte civile sperando di recuperare almeno in parte i soldi persi. Silvio Vannini, che continua a vivere in una struttura protetta dove ha trovato rifugio per liberarsi della ludopatia, non era in aula: ha preferito evitare il confronto con i creditori che gli avevano affidato i risparmi, tra i quali amici, conoscenti e parenti.

Rispondendo alle domande del pubblico ministero Massimo Maggiori, degli avvocati delle tre banche chiamate a rispondere sul piano civile, dei numerosi avvocati di parte civile, dell’avvocato difensore Giordano Anconelli e del giudice, i risparmiatori hanno raccontato le loro storia dalle quali si deduce che si possa far fortuna grazie alla fama di esperto di finanza, a un’ottima parlantina e all’abilità nel confezionare documenti falsi. Le storie si assomigliano un po’ tutte: quella di San Piero e Bagno di Romagna è una comunità di poche migliaia di persone che un po’ si conoscono tutte, e la voce corrente era che Silvio Vannini fosse un ‘mago’ della finanza capace di ottenere rendimenti straordinari degli investimenti; la fama era nata tra la seconda metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, quando in borsa dominava il toro e i titoli di stato avevano rendimenti a due cifre. Finita l’euforia finanziaria, addosso a Silvio Vannini era rimasta cucita l’etichetta di ‘mago’ e la gente gli affidava volentieri i risparmi, senza preoccuparsi troppo della regolarità delle ricevute e degli estratti conto che comunque arrivavano per posta, quasi sempre con l’intestazione della Deutsche Bank che invece era all’oscuro di tutto.

Invischiate nel processo, invece, sono rimaste Banca Fideuram-Intesa Sanpaolo, Montepaschi e Ipibi banca, oggi Banca Consulia, gli istituti di credito per conto dei quali Vannini aveva lavorato e che ora sono stati chiamati a rispondere dei danni.

Sivio Vannini era così abile e convincente da riuscire a farsi affidare i risparmi degli amici di partito (nel 2009 era stato eletto in consiglio comunale per Forza Italia con una marea di voti), dell’ex fidanzato della figlia che fa il poliziotto, di professionisti e artigiani. Spesso Vannini si faceva consegnare i soldi in contanti, altre volte con assegni intestati CDVG spa. A chi gli chiedeva spiegazioni diceva che si trattava di una finanziaria, ma in realtà era la società che gestisce il casinò di Venezia (Casinò di Venezia Gioco) dove si recava tre o quattro volte ogni settimana.

I suoi clienti erano soprattutto di Bagno e San Piero, ma ce c’erano anche delle zone circostanti, pure oltre il confine con la Toscana. Silvio Vannini era così abile a gestire la clientela che il 15 marzo 2015, quando si presentò alla guardia di finanza di Forlì insieme all’avvocato Giordano Anconelli e raccontò di aver dilapidato al gioco tutti i soldi che gli erano stati affidati, nessuno lo aveva ancora denunciato. Poco prima aveva inviato a tutti un sms annunciando che si sarebbe costituito avendo perso tutti i soldi. Così riuscì anche a evitare l’arresto.