
Primo giorno dell’ordinanza regionale che vieta l’attività dalle 12,30 alle 16 nelle attività esposte al sole
Il caldo riempie l’aria, fin dalla mattina, da quando il mondo del lavoro entra nella sua piena fase di attività. E’ dura, sul serio, perché i minuti passano lenti e il sole picchia forte, sulle impalcature dei cantieri, come sull’asfalto delle strade e in mezzo alle zolle dei campi. Ieri era il primo giorno in cui entrava in vigore l’ordinanza che in Emilia Romagna vieta le attività lavorative in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle 16, nei settori agricolo e florovivaistico, nei cantieri edili e affini e nei piazzali della logistica a ogni lavoratrice e lavoratore, senza alcuna differenza di ruoli, inquadramento e applicazione contrattuale, nei giorni e nelle aree in cui la mappa del rischio (pubblicata sul sito www.worklimate.it) riferita ai ‘lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa’ alle ore 12 - segnali un livello di rischio ‘alto’. Ieri su quelle mappe il territorio della nostra provincia era al limite, diviso tra la fascia arancione e quella rossa.
Il Carlino ha fatto un viaggio in città, spostandosi tra vari cantieri cesenati, dalla periferia fino al cuore della città. A Ronta per esempio si scava sulla strada e alle 11.45 il caldo era già insopportabile. "Tra poco sospenderemo i lavori". Chi indossa le tute arancioni, manovra scavatori o sposta transenne ha poca voglia di parlare. Pensa alle sue mansioni. Ruspe anche sulla via Ravennate a Martorano, mentre in centro ci sono i cantieri dai quali nascerà il nuovo volto del cuore urbano. Il tempo passa, si fanno le 13, siamo in pieno orario di sospensione. Poi le 13.30. C’è chi vede movimento nell’area di piazza Aguselli, dove un gruppo di archeologi è intento ad andare alla ricerca delle tracce del nostro passato. Qualcuno scatta una foto, segnala il caso. Cosa serviva fare ieri dalle nostre parti? Chi lo verifica?
"L’ordinanza è un passo avanti significativo - ha commentato il segretario della Cisl Romagna Francesco Marinelli – chiesto dai sindacati ed esteso a un lasso di tempo ben maggiore rispetto a quanto avvenne lo scorso anno. La direzione è giusta, ma serve andare oltre, rendendo innanzitutto strutturale la disposizione, anche nell’ottica degli scenari climatici futuri. Poi serve allargare il raggio, pensando per esempio anche a chi non lavora direttamente sotto il sole. In fabbrica in ambienti non climatizzati per esempio, il tema è comunque attualissimo. E non è questione di slogan, ma di dati di fatto, perché purtroppo di caldo, al lavoro, si muore. Si può discutere sugli accordi sindacali, sui rinnovi e sulle vertenze, ma sulla vita e sulla salute delle persone non ci può essere trattativa. Serve in ogni caso tenere presente anche il contesto lavorativo, magari anticipando le fasce orarie per consentire lo svolgimento delle attività necessarie quando le temperature sono ancora più consone". Sul tema lavorativo è in effetti intervenuta anche Cia: "Ribadiamo la centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori – ha aggiunto il presidente regionale Stefano Francia - ma evidenziamo che il settore agricolo necessita di strumenti efficaci, flessibili e compatibili con la natura stagionale e climatica delle attività produttive".