Villa Inferno, l’appello del difensore di Cresi: "Né spaccio né prostituzione, va assolto"

Il parrucchiere di origine cesenate fu condannato in primo grado a 2 anni e 10 mesi per il giro di cocaina e giovanissime ‘squillo’ sui colli bolognesi

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"Cresi non sarebbe mai stato nella possibilità di procacciare clienti alla ragazza negli Emirati Arabi, nè di metterla nella condizione di prostituirsi a suo vantaggio, tenuto conto che quel mondo è sempre stato a lui sconosciuto". Tocca a Fabrizio Cresi (foto) – dopo Marchesini e Randazzo –, parrucchiere originario di Cesena, impugnare la condanna a 2 anni e 10 mesi nel processo sui festini, a base di cocaina e sesso alla presenza di una minore, di Villa Inferno a Bologna. Un atto depositato ieri dall’avvocato Donata Malmusi dove vengono rigettate le ricostruzioni della sentenza di primo grado con le accuse di aver indotto l’allora minorenne a prostituirsi all’estero e lo spaccio. "Perché il fatto – secondo il legale – non sussiste in relazione ad entrambe le imputazioni". La droga, in primo luogo: Cresi ha sempre affermato di essere stato un grande consumatore di cocaina ma di non averla mai venduta. Poi il capitolo Villa Inferno: innanzitutto nell’abitazione di Pianoro di proprietà di Davide Bacci – altro imputato, ha patteggiato – l’ex parrucchiere non ci mise piede, cosa accertata anche dalle indagini. Nei guai vi finì per aver visto in un paio di occasioni la minorenne – una volta nell’abitazione del parrucchiere con la sua ex fidanzata – sotto l’effetto di droga. In quelle circostanze, secondo le accuse, Cresi l’avrebbe invitata ad andare negli Emirati Arabi a prostituirsi e le avrebbe ceduto cocaina. Tesi rimandate al mittente. "Non si comprende – continua l’atto di appello – come il giudice, che ha assolto gli altri imputati dall’induzione alla prostituzione abbia condannato Cresi".

n.b.