CronacaWe Work, il processo non si ferma

We Work, il processo non si ferma

Respinta dai giudici la richiesta del pubblico ministero di collegarlo al procedimento per bancarotta

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Non allargherà i propri confini il processo ai vertici della società We Work di Cesena, che secondo l’accusa applicava i metodi (vietati dalle leggi italiane) del marketing piramidale per vendere i prodotti Vitha Group (dal caffè ai materassi, dagli aspirapolveri alle stuoie antalgiche e ai purificatori d’aria). Nel processo ci sono 18 imputati; il principale è Mario Pulcini, 42 anni (nelal foto), ufficialmente residente ad Acquaviva Picena, nelle Marche, ma vive a Montiano, accusato di essere a capo di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa messa in atto attraverso il marketing multilivello piramidale che reclutava sempre nuovi aspiranti manager che riuscivano a entrare nell’organizzazione solo dopo aver acquistato prodotti, spesso accendendo finanziamenti presso Santander Consumer Bank.

Il processo è iniziato in giugno dello scorso anno e ancora è nella fase dell’istruttoria dibattimentale; alla sentenza mancano quindi ancora diverse udienze. Finora ce ne sono state una decina; in quella di ieri il collegio giudicante formato da Monica Galassi (presidente), Ilaria Rosati e Marco De Leva ha ascoltato alcuni imputati e testimoni che hanno negato la necessità di acquistare prodotti per poter entrare nell’organizzazione. I giudici hanno quindi respinto la richiesta del pubblico ministero Sara Posa di acquisire la relazione del curatore del fallimento We Work, dichiarato quasi un anno fa (il 13 dicembre 2021) dal Tribunale di Forlì. Nella prima relazione che il curatore fallimentare, il commercialista forlivese Davide Flamigni, ha presentato al giudice delegato Barbara Vacca si ipotizza che alla società a responsabilità limitata (e quindi ai suoi creditori) siano stati sottratti beni di una notevole rilevanza, per cui la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per il reato di bancarotta e ha disposto il sequestro dei beni di Paola Pulcini, amministratrice della società che in realtà faceva capo al fratello Mario Pulcini, e dei suoi famigliari.

I difensori degli imputati si erano opposti all’acquisizione, anche perché molti di loro non erano a conoscenza del nuovo filone di indagini e, in caso di acquisizione, avrebbero avuto diritto a un congruo termine di tempo per analizzare la documentazione. La prossima udienza è prevista il 7 novembre: saranno ascoltati alcuni testimoni citati dall’avvocato Giorgio Mambelli, difensore di Giovanni Marchetti, considerato il ‘braccio destro’ di Mario Pulcini.

Paolo Morelli