
Il cesenate Paolo Zignani al centro alla trasmissione Rai ’La vita diretta’ che in più puntate ha seguito il caso delle due stalker
"Un paese libero". Il racconto di Paolo Zignani di Borello, perseguitato per otto mesi da mamma e figlia di Badia Prataglia, comincia così. "Quando martedì mattina – dice Zignani - hanno ricoverato all’ospedale di Arezzo in psichiatria mamma e figlia di 36 anni, è stato come se in paese fosse arrivato lo stesso annuncio di quando è finita una guerra. Io ero là con la troupe della Rai. Tutti gli abitanti, perseguitati per anni, sorridevano e dicevano ‘ce l’abbiamo fatta’. Il mio telefono finalmente non suona più, e stanotte ho dormito tranquillo. Non ne potevo più delle telefonate e dei servizi non richiesti (845 in tutto) che mi arrivavano a casa. Dai carri funebri chiamati per ritirare la mia salma ai carri attrezzi, dai pompieri alle ambulanze a casa mia senza motivo. Ora posso vivere la mia vita tranquillo, dopo mesi di ansia e agitazione".
Confetti, bomboniere, abiti da sposa. E poi ancora panini, pizze, stufe. Carri funebri e ambulanze, carri attrezzi ed imbianchini, restauratori e uomini che richiedevano prestazioni sessuali. Uno stalking da guinness dei primati. Una lista lunga pagine e pagine di quaderno, tutte annotate giorno dopo giorno da Paolo per dare forza alle molteplici denunce per stalking presentate con l’avvocato Raffaele Pacifico. Per mamma e figlia di Badia Prataglia è scattato il trasferimento nel reparto di Salute mentale dell’ospedale San Donato di Arezzo per accertamenti clinici. "Le dovrebbero tenere al reparto psichiatrico per una cura e accertamenti. Si tratterrebbe di una misura provvisoria – dice l’avvocato Raffaele Pacifico – in attesa di trovare la soluzione migliore e una struttura idonea per ospitare le due donne". Da ieri sera, nel paese di Badia Prataglia, tutti si stanno mobilitando per aiutare il figlio della più anziana a ripulire e svuotare casa. Lui dormiva in cantina. "Finisce un supplizio – ha detto – finalmente ricomincio a vivere". Anche lui ha tirato un sospiro di sollievo dopo trent’anni in cui le due donne avevano preso di mira l’intera comunità. Il figlio della donna più anziana ha abbracciato Paolo Zignani quando lo ha incontrato martedì. Nella casa c’era sporcizia e confusione ovunque, l’unico angolo ben tenuto (per così dire) era la postazione internet, dove erano collocati pc, smartphone e casse audio. Da lì sarebbero partite le telefonate ad artigiani, muratori, imprese, fiorai spediti a casa di Zignani. Nei giorni scorsi il sindaco di Poppi, Federico Lorenzoni, ha riunito un tavolo tecnico in Comune, con l’Asl e i servizi sociali per affrontare il caso che ha portato il paesino di Badia Prataglia sotto i riflettori.
Dopo le numerose denunce e procedimenti penali per atti persecutori e procurato allarme a carico delle due donne, e dopo che il magistrato di sorveglianza di Firenze a settembre aveva dichiarato la pericolosità sociale della più giovane e disposto il ricovero in struttura idonea, martedì mattina è arrivato il trasferimento al San Donato.