Zina Righi cala l’asso con un romanzo sul burraco

Oggi l’incontro sul nuovo libro ’Una carta dal mazzo’, ambientato a Savignano, che unisce tratti rosa, citazioni erudite e provocazioni

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Il mondo del gioco delle carte tra socialità e sfide dalla violenza trattenuta. E’ il burraco con i suoi riti, le competizioni aspre, le vittorie elettrizzante e le sconfitte corrosive il canovaccio su cui Zina Righi imbastisce la trama del suo ultimo romanzo, ’Una carta dal mazzo’ (ItalicPequod Editore) che verrà presentato oggi alle 17 dall’autrice nella Sala Lignea della Malatestiana.

Tra burrachi multipli, carte prese dal mazzo al momento giusto, ricorsi al ’pozzo’, demonizzazione degli avversari, ricerca del partner ideale ed esercizio per un gioco vincente in cui si scommette se stessi e il desiderio di prevalere, si muovono personaggi dai tratti precisi che escono dalle righe con perfetta aderenza visiva. C’è la giovane e bella preside di scuola superiore Agata - la protagonista - che tra i tavoli di gioco cerca l’amore oltreché la sfida vincente, la contadina Nerina che le insegna la scaltrezza nel burraco, donna fedele ad un marito morto tanti anni prima che nasconde uno stupefacente segreto, la compagna di sfide Dea, concreta e divertente, la pettegola Marta che tutto sa e riferisce mentre le sue mani sono impegnate a trasformare gomitoli colorati in manufatti da vendere al mercatino, la perfida Greta che non esita ad utilizzare mezzucci pur di far fuori qualcuno dalla sfida.

E poi gli uomini: Falco sopra a tutti, fascinoso e ricco vedovo distratto da un dolore dell’anima, Mario il professore dalla dialettica travolgente e dotta che incanta con le parole, proferite solo al telefono, Paolo anziano ma non troppo che mette ai piedi della protagonista la sua ricchezza per nulla discreta. E intorno una folla di giocatori che non sono ai tornei per perdere tempo ma per vincere, tra intemperanze verbali e metaforici coltelli sotto al tavolo. Ma c’è anche la natura, (il romanzo è ambientato a Savignano), in cui si muove la sensibilità naturalistica dell’autrice, che si prende il suo spazio tra un inverno in cui i campi e gli alberi dormono avvolti nel freddo ed una primavera che esplode rigogliosa come il finale della storia. Romanzo dagli inequivocabili tratti rosa che si concede però alla sofisticata elucubrazione, alla citazione erudita ma divertita e a tratti provocatoria. Nell’insieme un romanzo di gradevolissima lettura che conferma l’inclinazione dell’autrice (ha dato alle stampa negli anni passati il romanzo La grande menzogna, Pendragon 2022, e il saggio Il coraggio dei sogni, Fara 2005) al racconto di schietta marca sentimentale dove il finale, come un sospiro di soddisfazione, riscatta dai dolori e dalle speranze tradite.