Cesena, non si ferma la caccia ai resti di Novello Malatesta. "Scaviamo in piazza"

Lo studioso Mengozzi chiede di cercare nell'area dove sorgeva la chiesa di San Francesco

Marino Mengozzi

Marino Mengozzi

Cesena, 31 ottobre 2018 - Un po’ delusi ma ancor più motivati alla ricerca della verità sulla sepoltura di Malatesta Novello. I componenti del Comitato scientifico della Malatestiana, che ha voluto e promosso l’indagine nell’ambito delle iniziative per il 600° della nascita del signore di Cesena, non si arrendono davanti al colpo di scena che sabato 27 ottobre ha rivelato che i resti contenuti nell’urna murata sotto il rosone centrale della Malatestiana non sono del Signore di Cesena, benché venerati come tali da 200 anni.

Professor Marino Mengozzi, vicepresidente del Comitato scientifico e direttore dell’Ufficio diocesano di Arte sacra, l’ha deluso la scoperta rivelata da Francesco Maria Galassi?

“È un risultato a sorpresa eppure preventivato. L’operazione scientifica, condotta con il carbonio 14, era precisamente questo: confermare o confutare. E la sentenza è davvero inappellabile. I frammenti ossei custoditi nel cinerario, peraltro sorprendentemente frammisti a residui animali, appartengono allo scheletro medievale di un maschio d’età compresa fra i 30-35 anni, vissuto a cavallo dei secoli XII-XIII in sedentarietà, probabilmente sovrappeso”.

Un falso consapevolmente manipolato?

“Credo che la presenza di ossa animali sia casuale. Forse hanno trovato un po’ di ossa frammiste e non sono stati certo lì ad esaminarle di fitto. E del resto c’è da chiedersi in quali condizioni abbiano operato nel 1811 quando le hanno poste nell’urna. Allora l’esame del carbonio non era neppure immaginabile”.

Quali ipotesi sull’appartenenza di questi resti?

“L’area interessata, ossia la piazza sulla quale insisteva la chiesa di San Francesco, sorta nel Duecento e pressoché rifatta negli anni 1752-1758, era luogo eletto a sepoltura della signoria malatestiana cesenate. Al suo esterno, all’interno e sotto pavimento si accumularono nei secoli decine di tombe per centinaia di corpi. I costumi e le usanze dei tempi, cui si aggiunsero fattori d’igiene o semplicemente logistici, hanno favorito accumuli e spostamenti assolutamente impossibili da ricostruire. Tombe cimiteriali o addossate alle pareti, nelle cappelle o sotterranee, singole o multiple, hanno accolto corpi di religiosi e di civili, di giovani e adulti, di nobili e persone comuni. È davvero arduo identificare resti che potrebbero avere molteplici e promiscue provenienze”.

È possibile che i resti di Malatesta Novello siano perduti per sempre?

“Novello muore a Cesena, a soli quarantasette anni, il 20 novembre 1465 ed è sepolto nel luogo scelto dalla dinastia malatestiana per le devozioni e le celebrazioni di famiglia. Giuliano Fantaguzzi (1453-1532) nel suo Caos scrive che «fo sepelito a San Francesco con esequie onoratissimamente fora de la ghiesia»; Stefano Parti (secolo XVI) nelle sue Memorie scrive che «fu sepolto alle grade di San Francesco». Dunque la sobria e poco signorile sepoltura era nel cimitero esterno alla chiesa, sul fianco destro (ora occupato da aiuola e piante), fra la facciata e una porta laterale, come mostra il disegno delineato da Carlo Antonio Andreini (1746-1817), affiancata a quella dello zio Malatesta Malatesti (Andrea), morto a Cesena nel 1416. Fino a quando tale collocazione rimase intatta? Certo la prima manomissione è almeno del 1811, quando si vollero recuperare i resti del signore, poi nel 1844 giunge la demolizione della chiesa, in rovina da decenni”.

E ora che fare?

“Continuare le ricerche e le indagini, che saranno favorite dagli ormai prossimi lavori per le tre piazze. L’Amministrazione è d’accordo e abbiamo già accennato la questione alla Soprintendenza: tutta l’area che fu di San Francesco va scavata, con sistematicità e sino agli strati vergini. Per intenderci, in tutt’altra maniera rispetto a quanto avvenuto in piazza della Liberta. Da ultimo, è auspicabile, quale leggibile forma di memoria storica, che la nuova piazza evidenzi in via perenne il perimetro della gloriosa San Francesco”.