Agricoltura, allarme di Coldiretti: "Nei campi mancano migliaia di lavoratori"

Cesena, l’appello del presidente provinciale Massimiliano Bernabini: "Non occorrono solo braccianti, ma figure specializzate: la nuova sfida è la rivoluzione digitale delle campagne"

Cesena, 23 febbraio 2023 – L’agricoltura italiana ha bisogno di almeno centomila lavoratori stagionali per assicurare le campagne di raccolta di frutta e verdura estive.

È il grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi da Coldiretti: le temperature miti, infatti, stanno ulteriormente accelerando la maturazione nei campi e rendono più urgente far fronte alla scarsità di manodopera.

Una carenza che riguarda in particolare i lavoratori stranieri, il cui contributo è più che mai prezioso per la nostra agricoltura: in Italia almeno un prodotto agricolo su quattro, secondo un dossier commissionato dall’associazione, è raccolto da mani straniere.

"Si tratta soprattutto – spiega Massimiliano Bernabini, presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – di lavoratori dipendenti a tempo determinato, che arrivano dall’estero, attraversano ogni anno il confine per svolgere un lavoro stagionale e successivamente rientrano nel proprio Paese, stabilendo non di rado durature relazioni professionali, oltre che di amicizia, con gli imprenditori agricoli".

Coldiretti si rivolge anche ai giovani, invitandoli a portare nei campi entusiasmo e idee nuove. Proprio come hanno fatto i giovani agricoltori premiati, nei giorni scorsi, con gli ‘Oscar Green’, il riconoscimento annuale assegnato dall’associazione agli under 35 capaci di mettere a punto soluzioni che creano occupazione nel settore agricolo, rispettano l’ambiente e garantiscono cibo, servizi ed energia al Paese.

"Nei campi non occorrono solo braccianti", prosegue il presidente Bernabini, "ma serviranno sempre di più figure altamente specializzate, come trattoristi, serricoltori, potatori e tecnici dell’agricoltura 4.0, in grado di guidare droni, leggere i dati metereologici, gestire procedure innovative come l’irrigazione a spreco zero e padroneggiare gli strumenti informatici. Da non trascurare, inoltre, i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla cosiddetta ‘multifunzionalità’, che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti agricoli alla vendita diretta; dalle fattorie didattiche agli ‘agriasili’; dalle attività ricreative all’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti; dalla sistemazione di parchi, giardini e strade alla cura del paesaggio, fino alla produzione di energie rinnovabili (basti pensare alla nuova frontiera dell’agrivoltaico, l’uso dei terreni agricoli sia per i raccolti o l’allevamento, sia per la produzione di energia solare grazie all’installazione di impianti fotovoltaici). È urgente, dunque, l’avvio di un piano integrato di formazione che coinvolga le scuole, per integrare le conoscenze antiche con l’innovazione e vincere, così, la sfida della rivoluzione digitale nelle campagne. Occorre investire in tecnologie come droni, gps, robot e ‘Internet delle cose’: in 5 anni la loro applicazione all’agricoltura ha registrato una crescita esponenziale, pari al 1500%".

Secondo Coldiretti, lo scorso anno ha trovato lavoro dipendente nel settore agricolo oltre 1 milione di persone, di cui quasi uno su tre (32%) ha meno di 35 anni. Le restrizioni agli spostamenti dei lavoratori alle frontiere (uno degli effetti a lungo termine della pandemia) hanno, peraltro, ridotto la presenza di lavoratori stranieri e aumentato quella degli italiani, che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura come un’opportunità interessante.

Per questa ragione, sostiene infine Coldiretti, il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto dal governo dovrebbe facilitare l’avvicinamento al settore agricolo. Potranno accedervi pensionati, studenti, disoccupati, percettori di indennità di disoccupazione e reddito di cittadinanza e detenuti ammessi al lavoro all’esterno.