Cassa di risparmio di Cesena nell'orbita di Cariparma

Il Fondo interbancario dà il via libera all’operazione. L’operazione porterà all’unione delle Casse di Cesena e Rimini

Cassa di Risparmio di Cesena, l’assemblea dei soci del luglio scorso (Ravaglia)

Cassa di Risparmio di Cesena, l’assemblea dei soci del luglio scorso (Ravaglia)

Cesena, 20 aprile 2017 - E' entrata nella fase di fibrillazione la trattativa per l’intervento di Cariparma Crédit Agricole sulle Casse di Risparmio romagnole di Cesena e Rimini, e in quella di San Miniato, in provincia di Pisa. Ieri a Milano c’è stata una riunione dello Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi che è già intervenuto a Cesena con un aumento di capitale da 280 milioni di euro (che l’ha portato a controllare il 95,3% del capitale azionario) e interverrà anche a Rimini e San Miniato. In particolare la situazione è delicata a Rimini, la cui Cassa di Risparmio a fine 2016 aveva un indice patrimoniale più basso di quello minimo prescritto dalla Banca d’Italia: 6,91% invece di 7,80%.

Secondo quanto riportava ieri sera l’agenzia Radiocor, la riunione si è chiusa con l’accordo per l’intervento da parte dello Schema volontario del Fondo interbancario per la ricapitalizzazione di Rimini e San Miniato. In questa operazione lo Schema volontario spenderà tutta la sua dotazione residua, pari a circa 420 milioni, alla quale aggiungerà i proventi della cessione a Cariparma della Cassa di Cesena, che dovrebbero aggirarsi su 150-160 milioni di euro.

La questione principale riguarda gli Npl (Non Performing Loans), cioè i crediti deteriorati che appesantiscono i bilanci di tutte le banche in seguito alla crisi economica, soprattutto nel settore immobiliare. Quando superano una certa percentuale di tutti i crediti, diciamo il venti per cento, suona un campanello d’allarme ed è necessario intervenire con rapidità. Le Casse di Cesena, Rimini e San Miniato sono tutte in difficoltà avendo i crediti deteriorati ben oltre il livello di guardia: secondo fonti finanziarie, le tre banche hanno sofferenze lorde per 2,8 miliardi complessivamente. Cesena ha già ricevuto un’offerta per cedere 1,1 miliardi di crediti deteriorati (tra i quali 796 milioni di ‘sofferenze’ e 161 milioni di ‘inadempienze probabili’) per un corrispettivo di 375 milioni di euro, pari alla quota dei crediti compresi nell’offerta non coperti da accantonamenti. L’operazione alleggerirebbe il bilancio della Carisp e non creerebbe squilibri nei conti.

Per fare andare in porto l’operazione (che ha ricevuto un prudente beneplacito dei sindacati dei bancari Fabi, First-Cisl e Fisac-Cgil) c’è ancora da sciogliere il nodo riminese: Carim ha ricevuto un’offerta dal fondo statunitense Jc Flowers ed è in corso l’analisi dei conti della banca, ma è probabile che le pressioni della Banca d’Italia, favorevole alla soluzione Cariparma, cambi le prospettive.

Dall’unione delle Casse di Cesena e Rimini nascerebbe la Cassa dell’Emilia Romagna, mentre la Cassa di San Miniato verrebbe assorbita direttamente da Cariparma Crédit Agricole, che in Italia controlla già le banche Friuladria nel Nord-Est e la Cassa di La Spezia. L’Italia delle banche parla sempre più francese.