Salary gap Forlì-Cesena, le donne guadagnano un terzo meno degli uomini

Vuol dire che a parità di mansione, e con più titoli di studio per le donne, la busta paga è più leggera

Una riunione di lavoro (foto di repertorio)

Una riunione di lavoro (foto di repertorio)

Forlì e Cesena, 1 aprile 2019 - La partecipazione delle donne al mercato del lavoro è in costante aumento: hanno contribuito al fenomeno cambiamenti culturali, l’aumento del livello di istruzione, la crescita dei servizi alle famiglie e l’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione. Ma i problemi restano. Uno su tutti, il salario.

Se n’è parlato nei giorni scorsi nella sede della Confartigianato di Forlì, in collaborazione con consorelle di Cesena, Ravenna e Rimini, all’interno del convegno ‘Più donne, più Pil. Liberare le risorse femminili per far crescere l’occupazione’. Un dato è certo: maggiori donne al lavoro, maggiore crescita economica. In Italia l’occupazione aumenta dell’1,4% trainata dalla componente femminile che cresce del 3%. Ma in Emilia-Romagna nel decennio 2008-2018 c’è stato un incremento del 2,6%, passando dal 65,1% di occupate al 67,7%. La nostra provincia registra una performance peggiore fermandosi al 2,1% e facendo registrare un tasso del 60,9%. Per quanto attiene al dato regionale, si può evidenziare che la dinamica occupazionale femminile ha raggiunto e superato i livelli pre-crisi dopo la debacle del 2014, cosa che non è ancora avvenuta per la componente maschile della forza lavoro.

Insomma, se le donne sono trainanti non sono però ricompensate come meritano. Mediamente sono più istruite (+12% di donne laureate rispetto agli uomini), sia perché impegnate nella formazione continua (+1,2% rispetto ai colleghi) e maggiormente propense alle attività culturali. Eppure, malgrado l’istruzione femminile sia più elevata, la differenza di retribuzione media annua in regione è del 32,6%, pari a 8.980 euro in meno ogni anno. Addirittura, nella nostra provincia il divario è superiore, attestandosi al 33%. Inoltre, nella fascia 25-49 anni, vi è un gap del 18,1% fra donne con figli che lavorano rispetto alle donne senza figli. Persiste inoltre una netta asimmetria fra donne e uomini sul lavoro di cura non retribuito, con le donne che ancora lavorano tre volte di più nella cura della famiglia, degli anziani e della casa, rispetto ai loro compagni.

La presenza di servizi efficienti favorisce l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro: l’Emilia Romagna registra ottimi livelli per i servizi di cura offerti, sia per i bambini da 0 a 2 anni, sia per l’assistenza domiciliare agli anziani. Ma è ancora molto ampio il margine di lavoratrici che potrebbero essere inserite nel mondo del lavoro. Infatti, il tasso di mancata partecipazione è maggiore per le donne in confronto agli uomini, 13,7% contro l’8,9%. Anche in questo caso la provincia di Forlì-Cesena è messa peggio della media, con un divario di mancata partecipazione femminile pari al 16%. Insomma, un quadro niente affatto rassicurante.