Cesena, in dieci anni ‘scomparsi’ 42 bar: i perché della crisi

Negli ultimi dieci anni i locali nel centro di Cesena sono passati da 126 a 94. E in periferia va peggio

Crisi, moria di bar a Cesena: colpa del Covid e del caro bollette

Crisi, moria di bar a Cesena: colpa del Covid e del caro bollette

Cesena, 19 febbraio 2023 – “Un espresso, per favore". A chi non è capitato di ritrovarsi ai tavolini di un bar per assaporare un po’ di mondanità? Gli italiani (ma non fanno eccezione i cesenati) sono, da sempre, appassionati di bar: luoghi di socializzazione e aggregazione, dove sorseggiare un buon caffè, leggere il giornale, guardare una partita di calcio o giocare a carte. Quasi scontato ai giorni d’oggi, la storia dei bar in Italia inizia nel 1900, quando scompare la scritta ‘caffè’ a favore di quella di ‘bar’.

Ma i bar sopravvivono alla crisi? Sorprenderà forse sapere che, nonostante la passione degli italiani per il caffè, dal 2012 ad oggi il numero dei bar è diminuito in Italia di circa 15mila unità, e ogni anno almeno 10mila sono le imprese che cessano l’attività. Il risultato, raccolto da Fipe Confcommercio, è che il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei bar non raggiunge il 50%, ossia su 100 imprese che avviano l’attività ne sopravvivono meno di 50 a distanza di 5 anni.

Guardando i dati cesenati i numeri scendono, ma sono comunque allarmanti. Tra il 2012 e il 2021 il numero delle imprese che svolgono attività di bar è sceso del 20%. Qui poi bisogna fare una distinzione tra centro cittadino e non. Nel centro di Cesena i bar nel 2012 erano 126, passati a 94 nel 2021. Trentadue gli esercizi ‘sfumati’. Tra nuove aperture e bar che chiudono, in nove anni, gli esercizi sono calati anche fuori da centro: nel 2012 erano 82 e nel 2021 sono passati a 71.

In totale nel Cesenate i bar erano 208 nel 2012, dopo dieci anni, e con il cambio di abitudini dei cesenati che passavano sempre meno tempo al bar, il numero si è ristretto e i locali che servivano caffè e colazioni sono diventati 166. E cioè 42 bar in meno. E la tendenza è in calo dal 2008. I bar nel Cesenate dal 2008 al 2021 sono calati di 44 esercizi (hanno avuto una diminuzione del -31,7%) nella periferia sono calati di 19 esercizi (con una variazione del -20,7%). Tutta colpa del Covid? Non solo.

«La tendenza registrata a Cesena – commenta Matteo Musacci, vicepresidente Fipe-Confcommercio – la stiamo registrando anche a livello nazionale. Se prima, durante il Covid-19, l’urgenza era ben visibile a tutti, oggi l’emergenza è nascosta: l’innalzamento dei costi energetici, l’aumento dei prezzi delle materie prime, la spesa media dei clienti che si è abbassata, e la mancanza di personale, rendono questo tipo di attività non più sostenibile. Un modo per fronteggiare la situazione è rivedere il modello. Ossia trovare equilibrio tra necessità economiche ed esigenze di vita privata che garantiscano la sostenibilità di un’impresa". "Sicuramente le città dove si lavora di più – aggiunge Angelo Malossi presidente Fipe Confcommercio Forlì-Cesena – sono quelle dove l’economia è più florida, e Cesena è avvantaggiata. Oggi dobbiamo fare i conti, però, con la disponibilità di denaro diminuita tra i clienti, ed è proprio il bar che si ritrova tra le attività più penalizzate. Si salvano gli esercizi che forniscono più servizi insieme: pasticceria, tabaccheria o vendita di altra merce".

Se si estende la categoria ad altri esercizi senza cucina (bar, pub, birrerie, caffetterie, enoteche) secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio della Romagna, se a settembre del 2017 le attività a Cesena erano 304, nel settembre 2022 sono diventate 286. "Sfavoriti i locali decentrati – continua Malossi – più favorito il centro, dove si è creata negli anni l’attenzione per l’aperitivo. Anche i numerosi uffici sono una fonte di clientela per colazione e pranzi. I locali che si trovano nelle periferie queste opportunità non le hanno".