Cesena, ecco Azdore. Vestiti per donne normali

Valentina Amoroso nel 2009 ha fondato il marchio "Come le ciliegie". La sua ultima collezione si chiama 'Azdore', e una volta tanto non è affatto pensata per le modelle

La collezione 'Azdore'. La terza da sinistra è Valentina Amoroso

La collezione 'Azdore'. La terza da sinistra è Valentina Amoroso

Cesena, 28 dicembre 2018 - I valori che ispirano le sue creazioni sono riassunti sul suo biglietto da visita: una sorta di decalogo di consigli, fra i quali primeggia l’ironico imperativo: “Àmati e poche pippe”. Sì, perché la moda di Valentina Amoroso, artigiana 41enne originaria di Forlì, è, come lei stessa la definisce, una moda anarchica: libera dalle costrizioni, dalle taglie e da tutto ciò che imprigiona la personalità delle donne. Valentina, che nel 2009 ha creato il suo brand ‘Come le Ciliegie’, ha saputo costruire un marchio che parla di leggerezza, capacità di differenziarsi e sognare in grande, ma soprattutto parla di Romagna, tanto che i suoi capi esibiscono orgogliosamente l’etichetta ‘Made in Romagna’.

‘Come le ciliegie’: Amoroso, perché ha scelto questo nome?

Le ciliegie sono un frutto dalle mille varietà: alcune sono più tondeggianti, altre allungate; alcune sode, altre morbide; alcune sono di un rosso intenso, altre appena rosate. Eppure sono ugualmente squisite. È un’ottima metafora per descrivere il corpo femminile: noi donne siamo tutte diverse, ma ciascuna di noi è unica e merita abiti che sappiano valorizzarla, rispettandone forme, caratteristiche e stati d’animo”.

Fino al 2008 era un’erborista. Com’è arrivata alla moda?

La moda è sempre stata la mia passione. Da adolescente, amavo gironzolare per i mercatini vintage alla ricerca di pezzi stravaganti da accostare, per ottenere un look fuori dagli schemi. Poi, nel 2008, ho perso il lavoro. Dopo lo shock iniziale, ho ricominciato fabbricando collanine di bottoni. Si è fatta strada in me la voglia di imparare a cucire. Mi sono iscritta a un corso serale, ma l’ho frequentato giusto per il tempo necessario a capire che la sartoria classica non faceva per me. Misure, righe, squadrette e compasso non rientravano nella mia idea di moda”.

Ed ecco il cucito anarchico.

“Ho continuato a lavorare sodo nella soffitta della mia vecchia casa, dove ho cominciato a confezionare borse, pochette e, finalmente, lei: ‘La Pettorina’, il mio primo capo di abbigliamento. Un tubino nato da un grembiule da cucina, rivisitato con tessuto elegante e impreziosito da un nastro di seta grezza e applicazioni. Da lì, con ostinazione e tanto lavoro, sono arrivata a creare il marchio e ad aprire, nel 2012, il mio primo Shop&Lab nel centro di Cesena”.

La cucina è un tema ricorrente nelle sue collezioni.

Adoro creare abiti e accessori che siano strettamente legati al territorio. La mia collezione Autunno-Inverno 2018 è dedicata a un vero e proprio mito della Romagna: l’azdora, regina del focolare domestico e autentica reggitrice della famiglia. Una donna forte e fiera, che incarna appieno i miei valori e che, oggi come ieri, riesce a conciliare il lavoro, la cura della casa e dei figli e il tempo per se stessa. La mia azdoranon poteva che essere anarchica: per raccontarla con le immagini, ho scelto di farla muovere in contesti rappresentativi della Romagna, dal mercato coperto di Forlì a un noto caffè in centro a Cesena”.

Nella sua ultima collezione spunta un protagonista dell’inverno romagnolo: il cappelletto.

Ci sono diversi rimandi culinari. Le frappe che decorano casacche e abiti richiamano i ritagli della sfoglia che restano sul tagliere; le pieghe e i modelli reversibili sono una curiosa metafora della pasta ripiena, buona sia dentro che fuori. Anche i colori dei tessuti parlano romagnolo: ci sono il rosso del sangiovese, il verde del bosco e il giallo della sfoglia. E i cappelletti in brodo sono il mio piatto preferito, meritavano un’attenzione speciale: nei miei abiti diventano un prezioso inserto in tessuto a contrasto, oppure una spilla in ceramica smaltata, per decorare i cappotti”.

La sua azdora è ora ‘on the road’: ad agosto ha chiuso il punto vendita di Cesena per dedicarsi a nuovi progetti. Quali?

“La moda anarchica non può restare per troppo tempo chiusa fra le mura di un negozio. Desidero proporre modalità di acquisto inedite, essere ospitata in posti surreali, organizzare eventi sempre diversi ed entrare in contatto diretto con le mie clienti. Ho un costante bisogno di novità e ritengo che non ci sia nulla di meglio, in questa fase della mia carriera, di un atelier nomade e itinerante. Il mio canale di vendita online è sempre attivo, ho un’importante rete di rivenditori in varie città d’Italia. Contemporaneamente, lavoro ai miei abiti: in collaborazione con una nota azienda tessile di Cesena, realizzerò una mini collezione di capi interamente fatti di tessuti organici e sto ultimando la collezione estiva. Che parlerà, ancora una volta, di Romagna”.