Cesena, 19 gennaio 2013 -  COME si stava l’altro giorno a Roma lassù nel palco con Bersani nei panni di candidato più giovane del Pd alle politiche?
Enzo Lattuca, 25 anni da compiere 15 giorni prima delle elezioni, incassa e paga insieme lo scotto della carta d’identità da aspirante parlamentare recordman, in virtù della quale è diventato un fenomeno mediatico nazionale.«Mi girava un po’ la testa, Roma è caotica. Ma Bersani è forte e mi ha messo a mio agio, lo avevo sollevato anche in piazza Amendola a Cesena al comizio sulle primarie».
Comincia a stufarla questa sovraesposizione?
«Passerà, mica posso invecchiarmi».
Primo incontro con la politica?
«Guerra del Golfo, 1991. Avevo tre anni e chiedevo ai miei genitori chi fosse il buono e il cattivo tra Bush padre e Saddham».
La sua famiglia?
«Insegnanti i genitori, di Matematica la mamma, di Diritto il babbo. Odontoiatra la sorella».
È neolaureato in Giurisprudenza con 110 e lode. Se non fosse stato candidato che lavoro avrebbe fatto?
«Avevo tre possibilità: pochi giorni prima delle primarie ho saputo di aver vinto il concorso per il dottorato di ricerca in Diritto Costituzionale a Bologna col professor Morrone e inoltre una banca mi ha offerto un contratto. Inoltre avevo cominciato a fare pratica nello studio legale di Fabrizio Landi».
E adesso?
«Se sarò eletto, vorrei proseguire col dottorato rinunciando ai 1.100 euro di borsa».
Cosa dicono i compaesani di San Giorgio del loro futuro parlamentare?
«Al mio bar sono orgogliosi».
La vocazione alla politica è maturata da rappresentante degli studenti nel consiglio di istituto al liceo scientifico?
«Probabile. Mi candidai nella lista di sinistra, ero entrato nella sinistra giovanile. Ricordo le autogestioni. Tutto cominciò lì, poi venne l’incarico di segretario di circolo a San Giorgio, dove mi feci le ossa e mi si aprì il mondo, e di segretario comunale».
Quale attestato di stima le ha fatto più piacere dopo il 30 dicembre?
«Quello dei miei insegnanti di ogni ordine e grado».
I suoi coetanei cercano un lavoro e spesso non lo trovano.
«Una spina nel fianco. Il nuovo governo deve mettere il lavoro al primissimo posto».
L’idea di una sua candidatura è stata successiva al primo round delle primarie per la premiership?
«Possibile, prima non se ne parlava».
Chi le ha chiesto di candidarsi?
«Non una persona ma un gruppo di amici del Pd che considero la mia seconda famiglia».
Si sente baciato dalla fortuna?
«Non doveva essere questo il mio giro, ma c’è stata come una congiunzione astrale di circostanze. Eppure non ho vinto al lotto: ero lì, sono in politica da dieci anni»
Cosa dicono, già, in giro? Che Lucchi avrebbe spinto per lei perché poi fra cinque anni fa andrebbe a Roma lui?
«Che storie. Allora a Lucchi sarebbe convenuto un parlamentare in scadenza di mandati, o no?».
Visto che ha il posto blindato a Roma, ha scelto l’abito per la prima in Parlamento?
«Ho quello della laurea e un altro che usavo per i matrimoni da me officiati in Comune, da consigliere comunale. Ma sono leggerini. Ne compro uno nuovo, confezionato».
Ricorda una discolata a fin di bene?
«In terza media feci un buco precoce a scuola per andare a una manifestazione contro la guerra in Afghanistan».
Per le signorine interessate. Fidanzato?
«No».

di ANDREA ALESSANDRINI