Elezioni 2018, il sindaco di Cesena Lucchi: "Il Pd trovi un'identità chiara"

Il primo cittadino e i riflessi del voto: "Ora mettiamoci in discussione tutti". Su Renzi: "Giuste le dimissioni"

Paolo Lucchi, sindaco di Cesena (foto Ravaglia)

Paolo Lucchi, sindaco di Cesena (foto Ravaglia)

Cesena, 8 marzo 2018 -  Sindaco Paolo Lucchi, la sconfitta del Pd è un cambiamento epocale...

«E’ una sconfitta. Punto. Sono una persona pratica e più che dilungarmi in analisi preferisco mettermi a lavorare e trovare soluzioni al problema».

Ma se non si fanno analisi non si capisce neanche dove si è sbagliato.

«Il Pd non ha mostrato un’identità precisa».

Colpa di Renzi?

«Di tutti. E’ un’autocritica, non mi tiro fuori difronte a un risultato negativo».

E le dimissioni al rallentatore di Renzi?

«Il segretario ha fatto quello che andava fatto dopo una sconfitta di queste dimensioni. Non discuto della tempistica».

Il Movimento 5 Stelle corteggia il Pd per un appoggio al governo.

«Il Pd deve stare all’opposizione. Gli elettori hanno scelto. Ora tocca agli altri dimostrare di saper governare. Mi auguro che lo facciano per il bene dell’Italia. Ma credo che non manterranno certo quel che hanno promesso».

E intanto il Pd che farà? Sparirà?

«No. Il Pd deve mettersi in discussione e ritrovare un’identità».

Di sinistra?

«Non faccio questioni di destra o sinistra. Il Pd deve dare risposte chiare su alcuni temi fondamentali: sicurezza, lavoro e futuro, sanità e servizi».

Temi che sono costati cari anche livello locale, tipo la sicurezza.

«Certo. Sulla sicurezza abbiamo fatto molto, a Roma con Minniti e qui insieme ai sindaci, ma paghiamo il problema della non certezza della pena per i delinquenti che vengono presi. In generale però dobbiamo indicare agli elettori programmi concreti e valori chiari. Non cento punti (quelli della propaganda elettorale di Renzi, Ndr)».

Intanto il Pd non è più il primo partito neanche a Cesena.

«Quello che è accaduto in città è chiaro. Abbiamo perso in media cento voti per seggio. Una trentina sono andati al M5S, la maggior parte alla Lega. Soprattutto per il tema della sicurezza».

Il Pd può perdere il municipio?

«Nessun dramma. Intanto perché il voto politico non è esattamente sovrapponibile a quello amministrativo. Poi Cesena è contendibile già dal 2009. In quasi tutti i comuni della regione si va al ballottaggio e in quel caso nulla è scontato».

Che fare?

«Metterci in discussione, essere più inclusivi, condividere un progetto e un sogno per la città del prossimo decennio insieme ai cittadini, al mondo del volontariato, delle imprese e delle forze politiche che vorranno collaborare. Non dobbiamo certo cedere alla rabbia e alla paura».

Il Pd cesenate non ha più parlamentari. Cesena non ha parlamentari.

«Poteva succedere. Visto che solo il Pd aveva candidati locali».

Ma la mancata rappresentanza è un deficit della classe dirigente locale?

«No. Ci sono cesenati ai vertici di associazioni e sindacati. E comunque i parlamentari eletti sono rappresentanti del nostro territorio a pieno titolo».

Nessun timore?

«Conosco Simona Vietina di Forza Italia e Jacopo Morrone della Lega. Sono in contatto con loro. Non ho alcun dubbio che rappresenteranno il territorio cesenate anche se non sono cesenati».

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