Cesena 2005, litigio in campo. Poi le scuse ai ragazzi del vivaio: "Non si fa"

Basket: dopo una gara persa in un clima esacerbato, i giocatori si sono scusati col settore giovanile

La squadra della Cesena 2005 che milita in Serie D

La squadra della Cesena 2005 che milita in Serie D

Cesena, 20 marzo 2019 - L’antefatto: la partita di basket, probabilmente è la cosa meno importante di tutta la storia. Perché la differenza nella vicenda che ha coinvolto la Cesena 2005, uscita dal campo sconfitta e coi nervi a fior di pelle dopo un arbitraggio particolarmente ingeneroso, l’ha fatta la lezione di valori trasmessa da coach e squadra ai ragazzi del settore giovanile dopo la batosta subita.

Dunque eccoci qui: è sabato sera e nel campionato di Serie D la formazione di coach Paolo Ruggeri, ancora aggrappata alla speranza di agganciare il treno playoff, affronta Bologna, ultima in classifica. Dovrebbe vincere e invece perde. Perde male, di venti punti, al termine di una gara nella quale a Cesena vengono fischiati sei falli tecnici e tre antisportivi e vengono pure comminate due espulsioni, una delle quali allo stesso allenatore. La squadra è furiosa, il pubblico - composto in larga parte dai ragazzini del settore giovanile e dalle loro famiglie - rumoreggia e a mente calda si pensa a evenutali recriminazioni da avanzare. Invece col passare delle ore la prospettiva cambia. Tanto che in occasione del primo allenamento di inizio settimana coach Ruggeri toglie il coniglio dal cappello.

“Ho pensato che piuttosto che prendere la strada di inutili contestazioni a livello federale, avevo davanti l’occasione per dare un segnale ai nostri giovani”. E così mentre i ragazzini ad allenamento concluso si apprestavano a lasciare parquet e palloni agli atleti della prima squadra, l’allenatore ha chiamato tutti a centrocampo. Ho chiesto che ogni giocatore ‘senior’ prendesse la parola e si scusasse coi giovani del vivaio per il brutto comportamento tenuto lo scorso fine settimana. Non conta il risultato della gara e non conta pensare di avere ragione. Conta il fatto che ci sono delle regole da onorare e che il rispetto deve essere sempre e comunque una priorità”.

Dunque i giocatori si sono passati la parola, argomentando che così come, allo stesso modo in cui un atleta può sbagliare un tiro, un arbitro può sbagliare una fischiata. “I giovanissimi si sono sentiti importanti, perché ricevere delle scuse da un ‘grande’ non capita tutti i giorni e i ‘grandi’ si sono sentiti responsabilizzati, rendendosi conto che i loro gesti vengono presi a modello da chi li guarda dalla tribuna. E’ stato tutto improvvisato, ma è stato un bel momento”. Lo ha certificato l’applauso arrivato da mamme e papà, involontari spettatori di uno spettacolo inatteso, che in tempi in cui i gentori si sentono autorizzati ad aggredire - verbalmente ma non solo - arbitri o allenatori ritenuti colpevoli di non tutelare abbastanza i loro ‘campioncini’, si sono gustati in presa diretta il più importante motivo per il quale è stato inventato lo sport: sul campo si impara a giocare, ma soprattutto a vivere.