Bianchi: "Cesena, si vince coi dettagli"

Il capitano traccia il bilancio a un passo dal giro di boa: "Alti e bassi? Sì, ma cresce una consapevolezza: siamo davvero forti"

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di Luca Ravaglia

"Cosa fa la differenza tra una stagione vincente e una che si ferma un passo prima del traguardo? I dettagli".

Parola di Nicolò Bianchi, capitano del Cavalluccio e uno di quelli che quando si mette a discutere di vittorie, lo fa con pienissima cognizione di causa.

Dunque Bianchi, eccoci qua, alla vigilia della gara con l’Alessandria e a 180 minuti di calcio giocato dall’arrivo di Babbo Natale.

"Si sta avvicinando la parte cruciale del campionato e l’adrenalina sale. Normale. Come è normale che a questo punto sia legittimo fare un primo bilancio di come stanno andando le cose".

Suo giudizio?

"Quello che salta agli occhi prima di tutto è il fatto che il campionato è estremamente livellato. Dire che con tutti può succedere di tutto non è una ovvietà, è come stanno andando le cose. Ricordate il nostro pareggio col Pontedera arrivato dopo che loro avevano fatto appena un tiro in porta? Era parsa una cosa pazzesca. E invece guardate ora, il Pontedera è lì, un punto dietro di noi…".

Tante squadre in un fazzoletto. Un bene o un male?

"Un bene. Perché in un contesto del genere sai che tutto dipende da te, che hai davvero la possibilità di fare la differenza. Per una squadra come la nostra, che ha grandi qualità, è un fattore importante. E’ chiaro che se invece ci fosse qualcuno in fuga, dipenderebbe anche dagli altri e il quadro cambierebbe un bel po’. Aggiungo che stiamo maturando una crescente consapevolezza dei nostri mezzi". Vittorie come quella di Pesaro aiutano.

"Una partita così la porta a casa solo una grande squadra. Quando vai sotto, in trasferta, in un campo che è un pantano, rimetterla a posto non è per niente facile. Ci riesci solo se sai che la tua forza è il gruppo, se sai che dove non arriva uno, arriva un altro. La rimetti a posto insieme. E noi ci siamo riusciti. Credo sia stata la nostra miglior partita". Andata con alti bassi, della squadra, ma anche suoi. Ci sono stati malumori nei suoi confronti, ora sta decisamente cambiando passo.

"Non serve nascondersi, sono partito male. Lo ho detto anche ai miei compagni: probabilmente ho pagato lo scotto del tornare in serie C: qui si corre tanto, c’è tanto agonismo… Non che in B non succeda, ovviamente, ma il modo di giocare è diverso. In estate il mister mi ha fatto capitano, ma quando ha ritenuto che non stessi dando quello che serviva alla squadra, mi ha messo in panchina. Giusto. Ora sto ritrovando il ritmo giusto. Bene che i risultati si vedano".

Per portare la fascia al braccio serve prima di tutto carattere.

"E’ il mio modo di essere. In campo e nello spogliatoio".

Pure coi tifosi. Nei momenti più complicati la sua faccia era lì.

"Non vedo dove altro avrebbe dovuto essere. Serve avere rispetto di tutti. Non puoi andare lì a raccontare favolette, perché poi perdi di credibilità. Se c’è un momento difficile è giusto dirlo, per superarlo insieme".

In effetti l’aiuto sta arrivando. "E’ come se giocassimo sempre in casa. E non si venga a dire che per un giocatore non conta. E’ uno stimolo enorme".

Per arrivare dove?

"Il più in alto possibile. A metà dicembre non posso dire se vinceremo il campionato, perché nessuno sa cosa può succedere, tanto più nelle rose delle altre squadre durante il mercato: se qualcuno prende il ‘Cristiano Ronaldo’ di turno…".

Vai a sapere, ultimamente ha anche perso minutaggio…

"Sorrisi a parte, torno su quanto detto: siamo un gruppo molto valido e vogliamo arrivare in alto. Il più in alto possibile".

Chiedere a un calciatore abituato a vincere come si fa ad arrivare in fondo è come chiedere a un mago i suoi trucchi.

"Il punto è che non c’è una risposta. Ogni volta ho vinto in una maniera diversa, con un approccio diverso. C’è solo una certezza".

Quale?

"I dettagli. Quelli con cui abbiamo iniziato. I dettagli fanno sempre la differenza".