"Cesena, a Siena conterà soprattutto la testa"

Scugugia, ex delle due squadre, legge il match di domani e sprona il Cavalluccio: "Merita il terzo posto, l’ha tenuto per mesi"

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di Daniele Zandoli

“Gioca bene, gioca male, Gianbattista in Nazionale!”. Bei tempi quando la curva Mare cantava il ritornello all’indirizzo di Scugugia, ferreo difensore degli anni ruggenti del Cesena in serie A. Lui adesso, ormai passato il mezzo secolo di vita, insegna il mestiere del difensore nelle giovanili del Cesena. Ha indossato il bianconero di Cesena e Siena e sabato le due squadre si troveranno di fronte a chiusura della stagione regolare e quindi chi meglio di lui può dire cosa potrà succeder?

"A Siena sperano di salvare la stagione agganciando in extremis i playoff al termine di un campionato incredibile, dopo aver cambiato quattro allenatori e senza aver raggiunto gli obiettivi ambiziosi che si erano prefissati. Un brutto cliente per il Cesena che non dovrà perdere per non rischiare di rinunciare alla terza posizione sul filo di lana".

Naturalmente lei tifa Cesena.

"Qui vivo e il Cesena mi ha fatto diventare un calciatore, mi ha adottato. Devo tutto a questa società, grazie al bianconero ho coronato i miei sogni. Diventare calciatore. Giocare in serie A. Qui ho vinto un torneo di Viareggio con la Primavera, sono fiero di avere vestito questa maglia".

Poi però ha fatto due stagioni a Siena. 9192 e 9899, 55 presenze in tutto e anche due gol.

"La prima volta sono andato per caso, il Cesena faceva la spola fra serie A e B e dopo Perugia, dove ero andato in prestito a farmi le ossa, avevo concordato il rientro per cui ero felicissimo. Ero militare, un giorno mi chiama il mio procuratore e mi dice che invece dovevo andare al Siena, ancora serie C. Il Cesena voleva Perotti allenatore, ma il mister aveva ancora un anno di contratto e il Siena voleva me per liberarlo. A malincuore andai ma devo ammettere che mi è servito, sono ulteriormente migliorato. L’anno successivo tornai al Cesena in B".

Andò peggio la seconda volta.

"Ero a Birmingham per accasarmi in serie B inglese, mi chiama Nelson Ricci, ds senese e mi chiede di andare da loro. Hanno la squadra forte anche se ancora sono a metà classifica. Ci salvammo ai playout".

Sabato sarà una battaglia.

"Sarà un match durissimo, hanno il lumicino acceso. Il Cesena deve fare la sua partita, conta la testa, come scende in campo. Merita il terzo posto, l’ha tenuto da sei mesi, sarebbe importante per cominciare bene i playoff che comunque sono una lotteria e poi chissà come va a finire. La casa del Cesena è la serie B, deve tornarci in fretta".

Non è facile, l’inferno della serie C non perdona.

"Mai dire mai, fin da quest’anno. Occorre farsi trovare pronti ai playoff, soprattutto di testa ma anche di gambe. E’ un altro torneo, un campionato a se stante. Conta anche la freschezza, ma la testa è veramente fondamentale, fa la differenza".

Insegna la fase difensiva ai giovani bianconeri. Come sono i giovani di oggi confrontati allo Scugugia che arrivava da Olbia?

"Una differenza abissale. Ai giovani di oggi manca ciò che ci faceva forti, il gioco di strada, noi giocavamo otto ore quasi senza mai fermarci, bastavano due sassi per la porta e correvamo tutto il giorno. In questo modo si formava testa e fisico. Oggi ci sono computer e telefonino e poco gioco di strada".

Manca anche la “fame”.

"La voglia di migliorarsi dal riscaldamento in su, perché non si viene al campo tanto per venire. Oggi è più facile rispetto ai miei tempi fare il calciatore, bastano poche qualità. Di diverso c’è che i miei genitori volevano che andassi a lavorare, mentre oggi a volte i genitori pensano di avere un Messi in miniatura in casa e non sempre è un bene".