"Cesena, con Stefanelli e Toscano si vola"

Parla Bonacini, ex patron del Carpi, che nel 2018 fu il primo a scommettere sul ds e che nel 2020 arrivò a un passo dall’ingresso in società

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di Davide Setti

C’è un filo doppio che continua a legare il Cesena e Stefano Bonacini, imprenditore carpigiano del marchio di moda Gaudì ed ex patron del Carpi. Nell’estate del 2020 fu a un passo dall’ingresso nella compagine societaria bianconera. Ora dietro alla scrivania è arrivato il direttore sportivo Stefano Stefanelli, su cui lo stesso Bonacini per primo ha scommesso fra i professionisti nel 2018 a Carpi. "Di Stefano ho grande stima – racconta Bonacini, capace in 5 anni di scalare dalla D alla A col Carpi – lo ritengo prima di tutto una persona onesta e intelligente, cosa che in un mondo come il calcio fa già la differenza. Un ragazzo di cultura, con uno ’standing’ alto non dato solo dal titolo di studio, ma dal suo modo di porsi. E’ uno che di calcio se ne intende. A me ne aveva parlato Cristiano Giuntoli (d.s. del Napoli, ndr) e mi aveva colpito subito".

Nella carriera da dirigente di Stefanelli i due anni consecutivi di Carpi sono stata la parentesi più lunga. "Dopo la retrocessione dalla B volevo fare una squadra per contenere i costi, ma Stefano è riuscito comunque a costruire una rosa da primato. Ha scommesso su Biasci che a Carrara era all’ombra di Maccarone e Tavano e che con noi è esploso, preferendolo ad Arrighini che era un giocatore con tanta B alle spalle. Ha preso Nobile in porta e poi Cianci a gennaio, puntando su Saric che era nostro ma aveva avuto poco spazio. Quando a febbraio battemmo 5-1 la Reggiana e 3-0 il Piacenza eravamo un treno lanciato verso la B, poi il Covid ha bloccato il campionato e i playoff giocati tre mesi dopo hanno azzerato tutto. L’estate successiva ho deciso di vendere, ma se non avessi trovato nessuno e fossi andato avanti avrei puntato ancora su Stefanelli".

Bonacini è fuori dal calcio da due stagioni ma da osservatore esterno si aspetta un Cesena protagonista. "La scelta di Toscano allenatore – spiega – è una garanzia, in C è un valore aggiunto. Non lo conosco di persona, ma l’ho affrontato nel 2011-12 quando noi eravamo in C1 e lui portò la Ternana in B. Penso che per la categoria sia una prima scelta. Mi aspetto un Cesena da vertice, l’anno scorso Modena e Reggiana hanno fatto un campionato ’illegale’. Non conosco questa proprietà ma immagino che dopo un anno di assestamento potranno fare le cose che merita una piazza come Cesena".

Poi ritorna sulla trattativa nell’estate del 2020 che lo poteva portare a entrare in società. "Ci siamo incontrati un paio di volte – conferma – ma quello che mi ha fatto desistere era l’ampiezza della compagine societaria. Per il mio modo di fare calcio non avrei mai potuto calarmi in una nuova realtà con altri trenta soci. Gente di spessore, che ha salvato il Cesena dal fallimento, ma non me la sono sentita: a Carpi ero riuscito ad arrivare in A col mio metodo di lavoro e una società ’snella’ nella catena decisionale. Un metodo che non si poteva sposare con la situazione di Cesena e visto che mi conosco ho preferito desistere".