Cesena, le critiche preconcette non aiutano

Prima nei confronti dei vecchi soci, ora verso i nuovi proprietari americani: i giudizi è meglio emetterli a fine stagione, non prima

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di Daniele Zandoli

Lasciateli lavorare. Cesena è una grande piazza calcistica, lo dicono tutti gli addetti ai lavori, nessuno escluso. Ha però un difetto, non da poco. Non è mai contenta. Non valuta ad esempio che neanche una decina di anni fa da queste parti si giocava la serie A e che purtroppo il fallimento è un pericolo costante in un calcio sempre più a corto di risorse. Chi guarda indietro anche solo di un lustro vede la salvezza miracolosa di Castori, il fallimento, l’inferno della D da cui i bianconeri sono immediatamente fuggiti, poi la serie C, un tipo diverso di inferno da cui è difficile evadere ma con salvezza, settimo e terzo posto in rapida successione. Ogni anno si migliora e questo è un primo concetto da valutare e da non sottovalutare.

Non hanno un soldo da sbattere nell’altro. Era la critica ricorrente alla trentina scarsa di imprenditori che hanno salvato il calcio a Cesena. Pochi hanno loro riconosciuto di essersi messi le mani in tasca solo per amore verso questi colori. E di aver fatto un grande lavoro che andrebbe adeguatamente riconosciuto. La saggezza di Patrignani, la sagacia contabile di Daniele Martini hanno salvato la baracca col bilancino del farmacista. Il capolavoro è stato nel settore giovanile. Devastato dal fallimento, restavano solo macerie e qualche ragazzino. I migliori si erano accasati agli squadroni. Gli staff comandati da Aurelio Manuzzi si sono rimboccati le maniche ed hanno ricostruito quello che è stato storicamente il vanto di questa società. E la cantera ha ricominciato a sfornare talenti e soddisfazioni, con la vittoria di campionati nazionali. Sarebbe giusto riconoscere il valore di un lavoro encomiabile di cui Berti e i gemelli Shpendi sono solo la punta del bell’iceberg.

Ora ci sono gli americani. E giù critiche anche a loro. Che poi gli yankee abbiano i loro sistemi gestionali e che li impongano anche da queste parti fa parte del gioco. Da loro (e non solo da loro) chi paga comanda e fa quello che gli pare. Serviva tatto, le dimissioni a mezza stagione dei vecchi dirigenti dimostrano malessere e difficoltà nei rapporti che nessuno può contrabbandare come motivi di famiglia. Le eccellenze romagnole avrebbero fatto comodo anche ai simpatici Aiello e Lewis. Così non è stato, pazienza. Si volta pagina e si inaugura il “new deal” made in Usa. Ricco di premesse che andranno verificate sul campo.

Ed ecco puntuali critiche e perplessità. Dalle stesse fonti che davano per morti di fame i vecchi dirigenti, ritenuti taccagni e poco propensi a fare passi più lunghi della gamba. Con gli americani è partito il decalogo della contestazione strisciante. Non gli interessa nulla del Cesena. Sono qui per ben altri obiettivi. Non hanno un dollaro. Ma lasciateli lavorare, invece. Anche perché a dire il vero finora hanno dimostrato di avere un attaccamento ai colori mai visto da queste parti. Non è usuale vedere presidenti mischiarsi in curva agli ultras con la sciarpa del Cavalluccio al collo offrendo birra a chiunque, con sorriso e pacca sulle spalle. E invece giù critiche. Potevano spendere meglio a gennaio. Hanno preso Agostini che non ha il carattere giusto e si circonderà dei suoi amici. Anche questi hanno le vipere in tasca….

A onor del vero a gennaio hanno speso e portato gente, ora hanno dichiarato al mondo che vogliono la promozione. Si, ma hanno sbagliato le scelte. Tutto da dimostrare. Stefanelli ha esperienza nei settori giovanili, soprattutto per il passaggio dei giovani alla prima squadra (ha gestito la Under 19 del Napoli) ed ha relazioni di buon livello. E poi Mimmo Toscano. Sarà il campo a dimostrarlo, ma questo è un tecnico top di gamma per la serie C, abituato a vincere campionati, panchine d’oro, idee chiare e grande fame, ambiziosissimo nella semplicità. I primi interventi sul mercato sono di qualità. E allora? E allora lasciamoli lavorare senza indulgere nella critica fine a se stessa. Le somme si tirano a giugno 2023. Lì i giudizi avranno un senso, non certamente adesso. Soprattutto quando sono preconcetti.