di Andrea Baraghini
Dici playoff e subito ti vengono in mente le ultime esperienze traumatiche, con le eliminazioni del Cavalluccio ad opera di Monopoli e Matellica, entrambe inaspettate e soprattutto di fronte al popolo bianconero schierato in pompa magna. Ma basta riavvolgere di poco il nastro della memoria ed ecco che si ripropone il ricordo luminoso di quelli del 2014 quando un Cesena nemmeno troppo favorito (in campionato era arrivato quarto), conquistò una fantastica promozione in A.
Il vero mattatore di quelle quattro battaglie fu Guido Marilungo che con tre reti e un assist a Defrel nella finale di Latina - su di lui ci fu anche il fallo da rigore poi trasformato da Cascione -, divenne il simbolo della cavalcata vincente. Fu l’eroe dei playoff pur non avendo brillato particolarmente in campionato. Infatti era arrivato come rinforzo di gennaio ed in 18 gare aveva realizzato appena due reti. Nella fase finale, la metamorfosi che gli ha fatto guadagnare l’affetto imperituro dei tifosi bianconeri, generosi di cori e applausi ogni volta che torna al “Manuzzi”. Quest’anno Marilungo era in quella Recanatese eliminata dai playoff giovedì scorso per mano del Gubbio: "Rimane una grande stagione la nostra – ammette il centravanti classe ’90 che in una carriera costellata da infortuni, anche gravi, ha vestito le casacche anche di Sampdoria, Atalanta, Lanciano, Empoli, Ternana, Pescara, Monopoli e Carrarese - ad inizio stagione il nostro obiettivo era la salvezza, anche all’ultima giornata, invece, pur con tanti giocatori al primo anno di C siamo arrivati ai playoff. A Gubbio alla fine potevamo anche meritare qualcosa in più".
Parliamo invece all’esperienza in Romagna e di quella promozione in A
"La metto sicuramente tra i miei tre o quattro ricordi più belli. Vincere con quel gruppo, con quella maglia e poi in quella maniera è stato bellissimo".
Dopo aver faticato in campionato, cosa scattò in lei contro Modena e Latina?
"Approdai a Cesena reduce da un anno e mezzo di stop perché mi ero rotto due volte il ginocchio. Feci fatica all’inizio ma già nell’ultimo stavo meglio. Arrivarono i gol, che per un attaccante, sono oro per il morale, anche se io in campo sono abituato a dare tutto sempre e comunque".
Ancora oggi quando gioca a Cesena la Mare le riserva sempre un’accoglienza speciale
"Mi fa molto piacere che a distanza di anni ci si ricordi ancora di me. Nel nostro mestiere è normale essere un po’ dimenticati. A Cesena invece sento sempre un grande calore nei miei confronti".
Esperienza in Romagna che finì però in modo amaro
"E’ questo è il mio grande rammarico, non aver potuto dare il mio contributo anche in A. Alla nona giornata mi capitò un altro grave infortunio (strappo agli adduttori ndr) e la stagione finì lì. Peccato perché ero partito bene e sentivo di essere tornato ai miei livelli".
Oggi come spettatore che pronostico fa su questi playoff?
"Difficilissimo. Sulla carta sono diverse le squadre che hanno la possibilità di vincere, diciamo che le classifiche dei gironi già stilano la lista delle favorite. La storia insegna però che le sorprese ci possono essere"
E il Cesena?
"Ha la rosa, l’esperienza e la qualità per farcela, in più in panchina ha un allenatore che ha già vinto la C. Di sicuro è tra le papabili per la promozione".
Parlando dei singoli tutti sperano che Alexis Ferrante, protagonista di un campionato anonimo ma probabile sostituto dello squalificato Corazza alla prima gara, legga la sua storia in bianconero e la ripercorra pari pari.
"Ferrante lo conosco bene, ci ho giocato insieme a Terni, è un bravo ragazzo con buone qualità. Deve però sentirsi importante, al centro del progetto, allora riesce a dare tutto e può essere utile alla causa. Gli auguro veramente di sbloccarsi nei playoff. Per lui e per il Cesena".
Può dirci per chi farà il tifo?
"Adesso che siamo fuori noi senza dubbio per il Cesena".