Cesena, per gli azzurri un bagno di folla

Sia fuori dalla stazione, sia di fronte al Grand Hotel da Vinci a Cesenatico, sia davanti al Manuzzi per l’allenamento. Festa per tutti

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E’ cominciata alle 12 in stazione l’avventura cesenate per la nazionale. Con un fuoriprogramma inatteso, gli azzurri non hanno raggiunto il Grand Hotel Da Vinci in pullman direttamente da Bologna, ma hanno diviso il viaggio in due tappe: in treno fino in città e poi in pullman verso Cesenatico. Folla ovunque: in stazione e soprattutto in viale Carducci, fatto che ha sorpreso anche i giornalisti ungheresi. Pranzo, riposino e poi nel tardo pomeriggio via verso il Manuzzi dove la squadra si è allenata alle 18.30.

La pancia del “Manuzzi” non sembra una sala stampa, una bolgia infernale si. Caldo, odori forti e tanta, tanta fretta. Marco Rossi, mister ungherese, ricorda bene il suo passato cesenate: "La prima volta fu quando ero al Torino, giocammo in campo neutro e vincemmo. La seconda ero a Brescia, 1989, non giocai per una spalla lussata, ma poi a Cesena vincemmo una gara decisiva per rimanere in B contro l’Empoli. E’ bello tornare". Quando arriva il “Mancio” c’è un quarto d’ora stretto, si è fatta sera e fuori ci sono le televisioni per le dirette. Sotto il sorriso benevolo di Edmeo in fotografia c’è appena il tempo per quattro domande in croce. Mancini risponde tranquillo, inarca il sopracciglio solo quando qualcuno gli chiede di quelli che ha mandato via. Solo per dire che lui non ha mandato via nessuno. Mister, a Cesena ha fatto benissimo da giocatore, su questo campo la sua Sampdoria ha costruito la vittoria del campionato, gol di Branca, lei vinse lo scudetto e il Cesena retrocesse, stagione 9091, ricorda?". Si sorprende, non ricorda. "Bene, è beneaugurante per stasera", risponde sorridendo. Mancini al Manuzzi è venuto altre volte, una delle ultime a visionare Stefano Sensi. Il ragazzino non fece un figurone. Infatti Sensi se lo comprò il Sassuolo che poi lo vendette all’Inter.

Daniele Zandoli