Coach Solfrizzi: "Le sconfitte? Non mi spaventano perché la strada è quella giusta"

"Le sconfitte non mi spaventano, perché so che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta. E io di strada giusta ne conosco soltanto una: quella del duro lavoro in allenamento". Coach Emiliano Solfrizzi non drammatizza la falsa partenza della sua Cesena Basket 2005 che in serie D, dopo due gare è ancora ferma a zero. "Quello che ho detto alla squadra è che non sono né arrabbiato, né deluso. Sono dispiaciuto, perché vedo il sudore e l’impegno che vengono messi in settimana e speravo che fin da subito si raccogliessero frutti più concreti".

Il gruppo è giovanissimo, in larga parte con atleti del vivaio.

"E’ da sempre la politica della società, una scelta che sposo. Mi piace molto allenare i ragazzi, perché è vero che non si finisce mai né di insegnare, né di imparare, ma è anche vero che coi giovani il margine è ancora più ampio. Un aspetto che mi gratifica".

Però pagate in esperienza. "Ogni volta che si affrontano giocatori più rodati, veterani con la passione del basket, si deve far tesoro di ogni loro movimento, di ogni ‘furbata’, di ogni gestione di un pallone importante. Per crescere più in fretta".

Zero punti dopo due gare? "Non è un problema. So di avere a disposizione un gruppo di valore che potrà dare soddisfazioni. La prima gara contro l’Artusiana non fa testo: hanno almeno quattro giocatori che con la serie D non c’entrano nulla. Mi è rimasto più sullo stomaco il ko contro Russi, decisamente al nostro livello. Ci rifaremo".

Difficile programmare: la Federazione non ha ancora ufficializzato l’esatta formula del torneo…

"Quello che sappiamo ora è che le gare di ritorno finiranno a metà gennaio. Poi vedremo. Certo, non è il massimo. Pensiamo a vincere una gara alla volta".

In panchina le fa compagnia Marco Vandelli, veterano cesenate della palla a spicchi.

"Ci conosciamo da una vita e siamo amici. Non avrei potuto avere a fianco una persona migliore. Marco conosce ogni aspetto della pallacanestro, sa come affrontarla e come parlare con la squadra. Il suo apporto è preziosissimo".

Allenate ragazzi di Cesena

"Per loro è uno stimolo in più. Sia per chi sogna palcoscenici più importanti, sia per chi è giustamente onorato di giocare nella sua città. Come lo ero io a Forlì. A tutti cerchiamo di insegnare come si sta in campo e come si vive nello spogliatoio. Essere una squadra vuol dire tante cose, anche quando non c’è un pallone da inseguire".

Luca Ravaglia