Costa, l’ultima gara è per aiutare gli altri

L’atleta di Mercato Saraceno, affetta da una insidiosa malattia cardiaca, correrà la Cento Miglia d’Istria promuovendo l’associazione Abra.

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di Luca Ravaglia

L’ultima corsa è un ultra trail lungo cento miglia, che tradotti dall’inglese significano quasi 161 chilometri, da percorrere a piedi, nei sentieri immersi nella natura, tra saliscendi che tolgono il fiato e spezzano il ritmo. Tutti i super atleti che il 24 settembre saranno al via della Cento Miglia d’Istria ritengono che ‘impossibile’ sia solo una parola, peraltro non di uso comune. Tra loro ci sarà anche Elena Costa, 49 anni, podista estrema di Mercato Saraceno, con alle spalle una montagna di imprese compiute scarpette ai piedi, ma alle quali dovrà per forza rinunciare.

"Mi è stata riscontrata una rara e infida malattia cardiaca – racconta -, la sindrome genetica del ‘qt lungo’, che è stata scoperta solo recentemente e che può causare la morte improvvisa. Sono stata fortunata, perché il mio medico ha avuto l’intuizione giusta, andando a fondo a una serie di problemi che mi accompagnano fin da quando ero ragazzina e che erano sempre stati considerati come crisi di poco conto".

Alla diagnosi è seguita una serie di interventi chirurgici di quelli che non a caso si chiamano ‘salvavita’, che hanno portato con loro le inevitabili conseguenze di operazioni complesse e delicate ma che non hanno minato lo spirto della super atleta.

"Ho perso parte della mobilità di un braccio e ovviamente la qualità della vita non è più la stessa. Però è vita, ed è meravigliosa. Il principale lato negativo riguarda lo sport, che non potrò più praticare ai livelli di prima. Non mi fermerò, salirò in bici e continuerò a rimanere attiva, ma le ultra maratone diventeranno solo un ricordo".

Costa usa il futuro, perché ha deciso che il momento dell’addio non è ancor arrivato.

Vuole prima correre un’ultima volta, non per sé, ma per gli altri e in particolare per l’associazione Abra, che si occupa di assistere i bambini a rischio di aritmie.

"Ancora troppe poche persone conoscono questa patologia, che per essere affrontata al meglio deve essere diagnosticata precocemente, magari fin dall’infanzia. L’associazione organizza tanti incontri formativi, a partire dalle scuole e raccoglie fondi, necessari anche all’acquisto di dispostivi salvavita. La mia ultima corsa sarà per loro, per l’associazione e per tutti i malati che condividono con me questa patologia, a partire da chi ancora non lo sa. In cima alla lista c’è purtroppo un mio caro amico, Fabrizio, che ci ha lasciato proprio a causa di una malattia simile alla mia".

L’entusiasmo, l’altruismo e la voglia di contribuire alla causa raccogliendo fondi e offrendo visibilità all’associazione sono il motore principale, al quale però Costa affianca la sua responsabilità personale, quella di una dsonna che non può permettersi rischi.

"Non sono una sprovveduta - chiarisce - . Tutti i miei parametri saranno continuamente monitorati e anche se gli interventi che ho subito mi garantiscono più sicurezza rispetto a quando correvo senza sapere di cosa soffrivo, al primo segnale anomalo penserò prima di tutto alla mia salute. Me la voglio godere, sarà la mia gara di addio, insieme a tantissimi amici che ho conosciuto tra un’impresa a e l’altra, condividendo emozioni che solo chi affronta questo genere di sfide può comprendere. Perché per correre su distanze di questo genere la differenza non la fanno le gambe, ma il cervello. Arriverò in fondo, abbraccerò tutti e continuerò a lottare. Sudando meno, magari, ma tenendo nel cuore tutti i malati come me".