Dagnello: "Rieccomi. O Cesena, o niente"

La guardia torna dai ‘suoi’ Tigers: "Volevo smettere per un anno, solo una squadra poteva darmi le motivazioni giuste. E mi ha chiamato".

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di Luca Ravaglia

Andrea Dagnello lo riconosci subito. Perché è pelato, è ricoperto di tatuaggi (e già questo aiuta), ha la faccia perennemente arrabbiata e nei minuti bollenti di una partita non è mai seduto in panchina.

Dagnello è appena tornato a Cesena, dai ‘suoi’ Tigers, la squadra con la quale due anni fa era arrivato a un passo dalla Serie A2 e che ora riabbraccia dopo una parentesi a Padova.

Dagnello, le era mancato il Carisport?

"Da matti. Direi proprio che questo era l’unico posto dove avrei voluto andare. O Cesena, o niente".

Racconti.

"A Padova ho trascorso una stagione opaca, non solo per via dell’emergenza sanitaria. Per giocare bene, ho bisogno di esaltarmi, di essere carico a mille e per esserlo devo sentire il pubblico che risponde colpo su colpo dagli spalti, che mi spinge. A Cesena era così, in tutto e per tutto, a Padova no".

Sperava di tornare, dunque.

"Mettiamola così: non sono uno che gioca per soldi. Gioco per divertirmi, altrimenti niente. E la parentesi in Veneto mi aveva scaricato le batterie. Stavo pensando seriamente di prendermi un anno lontano dal basket per finire gli studi e quando ho detto al mio procuratore che non avrei accettato una delle offerte che avevo ricevuto così, tanto per fare, lui mi aveva chiesto di cosa avessi bisogno".

Cosa ha risposto?

"Niente. Ma pensavo una cosa sola: Cesena. Avevo bisogno di Cesena. E’ il posto dove mi sono trovato meglio in tutta la mia carriera. Così quando la sera stessa mi ha richiamato dicendomi di aver ricevuto la telefonata di coach Di Lorenzo, ho chiesto solo dove dovevo mettere la firma".

Dunque rieccola qui. A far che?

"A finire quello che avevo iniziato due anni fa. Credo che ci toglieremo delle grandi soddisfazioni".

Per annunciare il suo ritorno, la società ha postato sui social network il suo canestro pesantissimo contro Faenza.

"Lo ricordo molto bene, perché in questi mesi lo ho rivisto un sacco di volte. Quando a Padova ero scarico, mi mettevo davanti a un monitor a riguardarmi gli highlights collezionati coi Tigers, cercando di ritrovare quello spirito. Perché io vivo per avere quello spirito".

Lo ha già ritrovato?

"Immediatamente. Anche perché subito dopo l’annuncio del mio ritorno ho cominciato a ricevere messaggi di amici e tifosi cesenati felici di rivedermi. E’ stato bellissimo. Cesena ha un’ottima società e un grande pubblico".

La passione sta mettendo radici, espandendosi. I numeri e l’entusiasmo del Carisport la scorsa stagione erano più che incoraggianti.

"Non mi dovete raccontare niente, so già tutto. Perché da Padova non ho mai smesso di seguire quello che succedeva in Romagna".

Cosa le ha detto coach Di Lorenzo?

"Che cercava un giocatore con le mie caratteristiche e il mio modo di affrontare le sfide, così ha pensato che la soluzione migliore fosse chiedere direttamente a me".

Sarà una squadra diversa rispetto a quelle del passato.

"Avremo tanti giovani che hanno già masticato la categoria, che sanno cosa fare e come farla e soprattutto porteranno in campo una fortissima determinazione".

Dunque è ottimista.

"Saremo una mina vagante, ognuno porterà il suo mattoncino alla causa e il risultato finale sarà una squadra che darà molto fastidio a tutti".

Cosa chiede a se stesso?

"Di essere il Dagnello vero".

Cosa fa il Dagnello vero?

"La risposta sarebbe da censura".

Smussi.

"Voglio che tutti gli avversari trovino me e la mia squadra insopportabili. E voglio che i risultati sul campo giustifichino il loro stato d’animo".