Dell’Agnello junior a Cesena: "Il cognome non è più un peso"

Giacomo, nuova ala dei Tigers: "Da ragazzino era dura, avevo smesso di giocare Ci vedremo più spesso"

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Il babbo Sandro allena a Forlì in A2, il figlio giocherà a Cesena in B. La Romagna sta diventando una questione di famiglia per il clan Dell’Agnello, dal momento che Giacomo, ala forte di 198 centimetri e con 26 anni ancora da compiere, ha appena aggiunto al guardaroba la canotta dei Tigers, squadra per la quale giocherà la prossima stagione, allenato da un altro ex forlivese come Giampaolo Di Lorenzo.

Giacomo Dell’Agnello, cosa la ha spinta ad accettare l’offerta?

"La serietà e le ambizioni di quello che è diventato uno dei club di riferimento dell’intera serie B. Sono motivatissimo, anche perché credo che il gruppo che si sta formando potrà dare grandi soddisfazioni".

È reduce da una stagione a Vigevano (16 punti e sei rimbalzi di media a gara) e prima c’era stata Alba, due piazze nelle quali ha dimostrato di saper essere decisivo.

"Ormai conosco bene la categoria, so come affrontarla. Il mio ingrediente principale è la fortissima determinazione".

Cosa le piace fare sul parquet?

"Vincere, prima di tutto. Non mi tiro mai indietro, per i miei compagni sono sempre pronto a tutto. Tecnicamente mi trovo a mio agio in post basso, ma in ogni caso sono qui per fare quello che serve".

Il cognome è un onere o un onore?

"Essere figlio di Sandro Dell’Agnello non è sempre stato facile. Da ragazzino dovevo convivere col fatto che lui era il capitano della nazionale e io non riuscivo a fare due volte il campo di corsa… Ho giocato a basket solo un anno, poi ho smesso". Eppure eccola qui.

"Ho ripreso a 18 anni, quando un’estate mi sono trovato ad essere alto due metri e circondato da babbo e fratello che vivevano per la pallacanestro. È andata bene, ho vinto la C e ho velocemente trovato la mia dimensione in B".

Com’è la vita in famiglia?

"Durante la stagione ci vediamo poco, lui allena, io gioco. Ma cerca comunque sempre di venire almeno un paio di volte a vedermi. Non fa passerelle, arriva e va mettersi in alto, da solo, senza dare nell’occhio".

Tra Forlì e Cesena, stavolta, il viaggio sarà breve.

"Aspetto i calendari per studiare gli incastri delle gare. Pure io voglio andare a godermi lo spettacolo".

Il papà ha vinto lo scudetto con Caserta, giocato due decenni in A e anche stoppato un giovane Michael Jordan; il figlio sta crescendo in fretta. Il buon sangue non mente, soprattutto non serve a fare paragoni ma a trasmettere passioni.

Luca Ravaglia