La squadra ora sia in simbiosi con la sua gente

Il Cesena è Cesena e la conferma è arrivata ancora più forte in questi giorni di dolore. Tra la melma, i lutti, i resti lasciati dall’alluvione spesso spuntavano una sciarpa, una maglia, un gagliardetto. Inevitabile, qui il Cesena non è una semplice squadra di calcio ma l’icona di un territorio addolorato, ferito ma mai disperato e rassegnato. I giocatori bianconeri hanno capito al volo dove si trovano, così eccoli in prima linea ad aiutare; un gesto genuino, istintivo e d’affetto non certo telecomandato. E in questi playoff proprio quei ragazzi che hanno indossato stivali e guanti, afferrando i badili e scendendo negli scantinati allagati di una popolazione piegata ma mai sdraiata, hanno un’occasione d’oro, uno stimolo in più: vincere, dare un sorriso a questa gente che non si abbatte e ha avuto il rispetto e l’incoraggiamento (per restare solo al mondo calcistico) anche di Josè Mourinho e di tifoserie avversarie ostili da sempre ma mai così sincere, da Crotone a Reggio Emilia a Modena.

Toscano e i suoi ragazzi adesso hanno una spinta in più, quella di dare sollievo, di fare contento un popolo che si riconosce nella squadra di calcio. L’atmosfera di Cesena e della Romagna l’hanno capita al volo. Nessuno poi si stupisca che innamorati cotti del bianconero come gli ultrà della Curva non siano a Vicenza vicino al loro amore preferendo invece chi ha bisogno. Sono romagnoli, il senso di appartenenza e solidarietà l’hanno nel dna, più forte di tutto anche della passione sconfinata per la squadra di calcio che ora ha un’occasione in più per dare loro un sorriso. Iniziando a vincere a Vicenza.

re.ce.