Papà Piero: "In campo in nome di mio figlio"

Il padre di Livio Neri da quest’anno è diventato allenatore di una squadra di minibasket del club nato in memoria del suo ragazzo

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di Luca Ravaglia

E’ più di una questione di famiglia. E’ un padre che scende in campo, con un pallone da basket in mano, nel nome del figlio che non c’è più, entrando a far parte della società nata in suo onore, la ’Livio Neri’.

Il padre è Piero, che nel 2011 è stato costretto a dire addio troppo presto al suo primogenito Livio e che ora, 11 anni dopo, ha firmato l’accordo che lo vede allenatore della squadra Aquilotti del club nato per non dimenticare il nome del figlio.

"Sono contento - ha detto stringendo la mano al presidente Carlo Venturi -. Anzi, no, sono onorato. Sono onorato di giocare per Livio".

Due giorni alla settimana, che in futuro magari diventeranno di più, e tanta voglia di trasmettere alle nuove generazioni una passione che accomuna da sempre tutta la famiglia Neri.

Perché in effetti c’è da allargare il cerchio anche ad Andrea e a Fulvio, i fratelli di Livio, già punti di riferimento del club, il primo come allenatore dei gruppi Under 14 e 15 e Under 19 e Prima Divisione, oltre che responsabile dell’intero settore giovanile; il secondo come responsabile del minibasket.

"Livio era un mio carissimo amico - lo ricorda il presidente Carlo Venturi - e dicendogli addio la cosa che più mi spaventava era che in città e in particolare tra i tanti ragazzi che erano cresciuti insieme a lui, si perdesse il suo ricordo. Per questo è nata la ’Livio Neri’".

La società si è radicata nel territorio arrivando a rappresentare un importante punto di riferimento per tutti gli appassionati della palla a spicchi, a partire dai bambini.

"Avevo tre obiettivi - riprende Venturi -, i primi due dei quali sono stati raggiunti in fretta: tenere vivo il nome di Livio e fare di tutto perché sua figlia, nata 38 giorni dopo la sua scomparsa, avesse modo di sapere chi era suo padre, e di esserne orgogliosa. Ora lei fa pienamente parte del gruppo e nel vedere noi, vede quello che avrebbe fatto Livio. E’ bellissimo. E con questo arrivo al terzo punto: unire tutta la famiglia in campo".

L’ultimo tassello è arrivato con l’accordo fresco di firma.

"Piero ha praticato tanti sport: è stato una promessa della Primavera del Cesena, si è diplomato all’Isef e per anni è stato istruttore di tennis. Poi, dopo aver perso Livio, è anche entrato sul campo da basket. Lo ha fatto in punta di piedi, senza dare enfasi alla sua scelta. Allena le giovanili del Grifo Imola, con Giorgio Tampieri come responsabile del vivaio".

I cicli del destino. Tampieri nel 1998-99 era allenatore dell’allora Basket 82 di Cesena, aveva scelto Livio come vice e nell’organico della prima squadra c’era anche Carlo Venturi.

"Non ho voluto fare trattative - chiude Venturi - ma per anni ho sempre detto a Piero che all’inizio di ogni stagione gli avrei chiesto di unirsi a noi. Quest’anno ha accettato, pur restando anche a Imola. Perché è un grande uomo e i grandi uomini la parola la mantengono sempre, onorando le strette di mano ancora più dei contratti. Cosa mi ha detto accettando l’incarico? Che non aveva alcuna intenzione di dire di no agli amici di Imola. Ma nemmeno a suo figlio".