Papa Wojtyla in Romagna, cantò anche Casadei

Giovanni Paolo II venne in Roamgna nel 1986. Toccò Forlì, Cesena, Ravenna e Faenza

L’accoglienza a papa Wojtyla a Cesena

L’accoglienza a papa Wojtyla a Cesena

Cesena, 30 settembre 2017 - La visita in Romagna di Giovanni Paolo II, che lo vide «pellegrino apostolico» dall’8 all’11 maggio del 1986, iniziò a Forlì. E non fu un caso perché il pontefice, primo papa a visitare la Romagna dall’Unità d’Italia, dopo aver richiamato alla memoria la visita in quelle terre di Pio IX, ultimo papa-re dello Stato pontificio, ricordò che il sommo Dante, nel suo De Vulgari eloquentia, aveva definito la città di Forlì il centro, inteso in senso geografico e linguistico, di tutta la provincia.

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E alla cattedrale di Forlì, dove incontrò gli ammalati, fece dono di un altare. Particolare curioso. Papa Wojtyla ebbe a Forlì, presso l’Istituto delle suore Dorotee, un incontro con la tradizionale cucina romagnola e commentando i piatti preparati dalle monache ebbe a dire che «l’arcivescovo di Ravenna (mons. Tonini) mangia pochissimo, non ha fatto onore alla mensa. Purtroppo io, invece, mangio molto!».

Da Forlì il papa passò a Cesena dove fece tappa in due importanti istituzioni. Visitò, infatti, l’Abbazia del Monte e la Biblioteca Malatestiana, che definì una gloria non solo cesenate ma dell’Italia intera e dell’Europa e soprattutto di «quell’umanità che non dimentica i tesori e le lezioni del passato». Il Pontefice, inoltre, ha voluto sottolineare come questa straordinaria istituzione culturale sia stata ideata, realizzata e conservata grazie alla collaborazione fra la comunità religiosa dei Francescani e il potere civile, una intesa fra fede e cultura che testimonia «di quali frutti copiosi è capace questa armonia, così necessaria all’affermazione del vero Umanesimo».

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A Faenza, città della ceramica, Alteo Dolcini mise in mano al papa una tavoletta di creta ancora fresca e lo invitò ad apporre la sua firma dicendogli: «Noi cuoceremo questa tavoletta e la serberemo in eterno quale tesoro di Faenza». Nella vicina Brisighella il papa donò due preziose corone del Rosario per la Madonna delle Grazie e la Madonna del Monticino quindi sostò in preghiera sulle tombe dei cardinali Michele Lega e Gaetano Cicognani e di padre Igino Lega. Prima di entrare a Ravenna il papa incontrò le maestranze dello stabilimento Anic e i rappresentanti del mondo del lavoro di tutta la Romagna quindi visitò l’Istituto di Santa Teresa e dai microfoni di Ravegnana Radio, l’emittente voluta da monsignor Ersilio Tonini, salutò tutta la Romagna. Non poteva mancare la visita agli splendidi mosaici delle basiliche ravennati, alla Tomba di Dante dove lasciò una copia, con una sua dedica, della Bibbia di Borso d’Este non prima di aver sottolineato l’importanza di Dante che con la sua opera «seppe legare con un vincolo indissolubile le origini della lingua italiana ai grandi contenuti della fede cattolica». Altra curiosità. Contagiato dalla entusiastica accoglienza della folla radunata nell’Ippodromo ravennate, dove il cantautore Claudio Chieffo cantò «È bella la strada…», il papa accennò perfino «Romagna mia» di Secondo Casadei.

Nella vicina Cervia il papa salì sul peschereccio Ficocle, inaugurato per l’occasione, per il tradizionale rito dello «Sposalizio del mare» con il lancio dell’anello e di una corona di fiori a ricordo delle vittime del mare. «Ho benedetto il mare – disse papa Wojtyla – come si benedice la casa, perché il mare per voi è lo spazio di casa allargato, il luogo della condivisione delle vicende cittadine». Quindi, prima di lasciare Cervia, benedisse la prima pietra di una nuova «Casa dell’accoglienza». A ricordo della visita di Giovanni Paolo II le diocesi della Romagna si fecero promotrici di una medaglia coniata dalla ditta Picchiani e Barlacchi di Firenze su disegno del medaglista e scultore ravennate Giannantonio Bucci. La medaglia, nelle tre versioni oro, argento e bronzo, recava sul dritto l’immagine del papa e sul rovescio i monumenti simbolo delle città visitate dal pontefice. La visita in Romagna di Giovanni Paolo II si concluse ufficialmente l’11 ottobre a Roma, quando accolse in udienza sei mila romagnoli e in quell’occasione ricordò anche il viaggio compiuto in precedenza a Rimini e a San Marino.

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