Addio a Giannini, un politico di altri tempi

Consigliere comunale tra le file del Pci per sei legislature, si è spento a 92 anni. L’ultimo saluto sarà celebrato oggi a Santa Maria Apparente

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di Giuliano Forani

Alla bella età di 92 anni, è venuto a mancare ieri pomeriggio Costanzo Giannini, un politico di altri tempi. Da qualche tempo era ricoverato alla clinica Villa dei Pini, a nulla sono valse le premure di sanitari e la costante vicinanza dei figli Donato e Marusia con il nipote Rocco. Costanzo Giannini è un personaggio difficile da dimenticare; la sua è una storia piena di ricordi e di battaglie politiche condotte sempre con energia e correttezza. Per sei legislature è stato consigliere comunale tra le file del Pci. Un partito che Costanzo ha abbracciato sin da giovane. Era appena adolescente quando è stato testimone diretto della morte del giovane polacco da parte dei tedeschi, vicino al fiume Chienti, ove oggi è affissa in un albero la targa che lo ricorda e che lui ha fortemente voluto. Costanzo ha sempre indossato la tuta blu, operaio alla Cecchetti prima e quindi, dopo il licenziamento, al Mangimificio Ercoli. "Licenziato dalla Cecchetti per motivi politici", diceva lui, ma forse anche perché la grande azienda stava subendo profonde trasformazioni dopo la guerra. Alla Cecchetti prese la prima tessera del Pci. E’ stato tra i fondatori della casa del popolo di Santa Maria Apparente, ove oggi sorge una palazzina costruita da privati dopo la sua vendita: lui ha assistito con le lacrime agli occhi ai colpi di benna che si abbattevano su quelle pareti che avevano ’ospitato’ simboli di partito, foto storiche e qualche vecchio manifesto. "L’abbiamo costruita nel tempo libero lavorando anche di notte – amava ricordare – non pensavamo finisse così". Costanzo Giannini è stato consigliere comunale per ben sei legislature, dicevamo. Trent’anni seduto in quei banchi a rappresentare "la classe operaia e quelle fasce che non hanno voce", diceva con orgoglio. Il popolo della sinistra credeva in lui, sempre puntuale nella denuncia delle cose che non andavano, al punto da trovarsi d’ accordo persino con Vittorio Taffoni, della Dc, con il quale si contendeva fieramente il primato dei consensi del quartiere". Un "compagno" di lotta ed emblema della correttezza. Giannini aggrediva i problemi e li denunciava, non i suoi avversari politici. "Io sto dalla parte dei più deboli e sono soddisfatto di questo", diceva. E tra i più deboli inseriva anche il vecchio parroco, don Nazzareno, "perché è un prete che ama prendere cazzarola e pala e sporcarsi le mani". Dopo la fine del Pci, fu tra i primi a prendere la tessera del Pd, ma senza l’entusiasmo del passato. Naturale evoluzione dei tempi e dei sentimenti, ma soprattutto, diceva, "perché non vedeva più il vecchio spirito di lotta, la convinzione di un tempo". Nel suo partito, ma neanche negli altri. Era un uomo di forte fede laica, disponibile a mettersi a servizio della comunità con le sue idee e le sue proposte. In trent’anni passati da consigliere comunale non ha mai rivestito un incarico che fosse remunerato, lui che era operaio. Rispondeva però sempre presente quando c’era da far parte di qualche commissione. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio alle 15.30, nella chiesa di Santa Maria Apparente.