Civitanova, il funerale di Alessandra Ercolani. Addio tra le lacrime

Trovata morta in auto: sulla bara un peluche e la maglia rossoblù

IL GIORNO DEL DOLORE Tantissima gente in lacrime al funerale di Alessandra Ercolani, ieri pomeriggio nella chiesa di San Pietro (foto Federico De Marco)

IL GIORNO DEL DOLORE Tantissima gente in lacrime al funerale di Alessandra Ercolani, ieri pomeriggio nella chiesa di San Pietro (foto Federico De Marco)

Civitanova Marche, 1 febbraio 2019 -  ​Uno dei suoi peluche, la maglia con i colori della Civitanovese, i fiori bianchi dei genitori e della nonna, e la sua fotografia, sul feretro che ieri pomeriggio ha lasciato il sagrato della chiesa di San Pietro, per raggiungere il cimitero della città alta, accompagnato all’uscita dalla chiesa da un composto applauso degli amici, assiepati e in lacrime sul marciapiede di piazza XX Settembre. Tanti ragazzi, moltissimi del collettivo «Jolly Rogers», i compagni di scuola e poi i vicini di casa, gente che l’aveva vista crescere, al funerale di Alessandra (Roxana Adela) Ercolani, uccisa a 29 anni da una overdose e trovata cadavere nella sua auto, una Hyundai Getz, parcheggiata nei pressi dell’Hotel House di Porto Recanati.

Tutta la comunità si è stretta intorno alla famiglia di Alessandra, alla mamma Giovanna e al babbo Fabrizio, alla nonna Maria, devastati dal dolore. Quel peluche ha ricordato a tutti che Alessandra era ancora una ragazzina, capace di vivere grandi passioni per battaglie sociali e per gli animali, tanto che una parte della sua vita l’aveva vista impegnata con i volontari dell’associazione «Uniti per coda», che si occupa del canile, del Comune.

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Sì certo, poi la droga. La ricaduta dopo un percorso di recupero e quella dose fatale, martedì, nello scenario dello spaccio dell’Hotel House di Porto Recanati, con tutta la violenza che porta con sé una morte per overdose e che contrasta con la tenerezza, la dolcezza di cui invece raccontano tutti quelli che hanno amato e frequentato Alessandra, che hanno conosciuto la sua sensibilità e il suo male di vivere. È stato don Mario Colabianchi, dall’altare, a lanciare il monito per mettere in guardia «dal giudicare chi non ce la fa e fatica a vivere» e a pronunciare una omelia nella quale più volte ha fatto richiamo al carattere fragile di Alessandra e a parlare della sua «come di una storia che ci ha coinvolto e pure sconvolto».

«Ma passate le reazioni emotive e disorientate – ha aggiunto – resta la riflessone sul significato di relazioni vere, non i legami vuoti e fatti di apparenza, di strumentalizzazione e uso dell’altro. La relazione vera è portare il peso dell’altro e ascoltarlo, con le sue fragilità e le sue debolezze». Intanto, sul fronte delle indagini i carabinieri della Compagnia di Civitanova mantengono il massimo riserbo. Tutto lo sforzo degli inquirenti è concentrato nel ricostruire le ultime ore di vita della ragazza, per tracciare le telefonate e gli incontri, e dare un nome allo spacciatore che le ha ceduto l’ultima dose, quella mortale. Alessandra è stata trovata senza vita, riversa nella sua Hyundai Getz parcheggiata vicino all’Hotel House, alle 20 di martedì, ma il decesso risale a circa dodici ore prima. Il ritrovamento, accanto al cadavere, di una siringa ha subito tolto dubbi sulle cause del decesso: overdose.