"Anna e Marco, una poesia in musica che anticipa gli umori contemporanei"

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di Francesco Rossetti

Il critico letterario Filippo La Porta, stasera a ‘Rocksophia’, analizzerà il brano ‘Anna e Marco’ di Lucio Dalla come una poesia. "D’altronde – spiega – Dalla era un poeta, un pò come lo è Bob Dylan: perciò sarebbe bello intitolare una piazza o una via con i versi di una sua canzone".

La Porta, qual è stata la grande cifra di Lucio Dalla?

"Intensamente poetico e straordinariamente popolare, anticonvenzionale però mai elitario, originalissimo e comunicativo".

Sono passati oltre dieci anni dalla sua scomparsa, ma le sue canzoni risuonano ancora: tra le vie di Bologna, ad esempio, le luminarie ricordano i versi delle sue canzon...

"Bello, non lo sapevo. Fossi il Comune intitolerei una strada o piazza a una sua canzone; come, che so, a Pescara c’è viale La figlia di Iorio: dunque suggerisco piazza "Anna e Marco".

Il vuoto e lo smarrimento che emergono in Anna e Marco sono temi comuni ai giovani di oggi?

"Certo, però attenzione, c’è anche l’amore stillante, sbocciato all’improvviso: non riduciamo Dalla a un cupo nichilista".

In piazza Grande, Lucio Dalla racconta la storia di un senzatetto. Il testo è del 1972, eppure nel 2022 in molti continuano a dormire tra gli angoli delle strade. Se Dalla dovesse riscrivere questa canzone, oggi, come potrebbe farlo e cosa aggiungerebbe?

"Probabilmente parlerebbe ancor più dei migranti. Molti suoi brani anticipano temi e umori del nostro presente. Prendiamo "4 marzo 1943", dove si parla di una comunità calorosa fatta anche di ladri e prostitute. Penso al concetto di patria oggi esibito in modi spesso strumentali. La patria è semplicemente una comunità fraterna che ci accoglie, non è fatta di sangue e suolo, di appartenenza territoriale".