La rivolta dei pescatori, consigliere comunale denunciato per minacce

Civitanova, Caldaroni nel mirino della capitaneria per i fatti di Porto San Giorgio. «Accuse incomprensibili»

Il leader dell’associazione Marinerie d’Italia Francesco Caldaroni, consigliere comunale FdI

Il leader dell’associazione Marinerie d’Italia Francesco Caldaroni, consigliere comunale FdI

Civitanova (Macerata), 23 marzo 2018 – Francesco Caldaroni, presidente nazionale dell’associazione Marinerie d’Italia nonché, dal giugno dell’anno scorso, consigliere comunale nelle file di Fratelli d’Italia, è stato denunciato dalla Capitaneria di Porto San Giorgio per il comportamento tenuto un anno e mezzo fa, il 17 ottobre 2016, dopo che i militari di una motovedetta di quel Comando avevano «abbordato» in mare aperto il peschereccio civitanovese Fratelli Malaccari costringendolo poi a rientrare in porto.

La contestazione mossa a quell’equipaggio: pesca sotto costa, poco al di qua delle 6 miglia previste dalla normativa. Caldaroni, che all’epoca era in mare con la sua barca Fratelli Caldaroni (adesso, dopo aver avuto l’ok per la rottamazione, lavora viceversa proprio a bordo del Fratelli Malaccari), guidò la rivolta della marineria civitanovese: tutte le barche rientrarono immediatamente in porto per testimoniare la loro solidarietà al collega fermato. Nel giro di poche ore la protesta si allargò all’intera flotta marchigiana e in quella stessa mattinata tanti pescatori si recarono in massa, in auto, a Porto San Giorgio per un sit-in davanti alla Capitaneria di porto. A diffondere la notizia della denuncia è stato lo stesso Caldaroni nel suo profilo Facebook.

«Pensate un po’ – scrive Caldaroni – il processo sarà penale, perché mi si accusa di aver minacciato di morte i tre militari della motovedetta. Pazzesco, questo è un abuso: che schifo!». E precisa che il riferimento è «alla manifestazione che noi abbiamo fatto quando il motopesca Fratelli Malaccari è stato ingiustamente multato».

Quella notte i pescatori civitanovesi erano molto agitati: per il fatto in sé e per la notizia che l’armatore di quella barca, Angelo Malaccari, nel rientrare in porto scortato dalla motovedetta s’era sentito male perdendo i sensi e sbattendo la testa. Passò qualche ora all’ospedale, per quell’episodio. Nell’imboccare il porto i comandanti suonarono a distesa le sirene dei pescherecci e, confluiti in banchina, avrebbero voluto confrontarsi su due piedi con l’equipaggio della motovedetta. Ma non si arrivò a tanto perché, temendo il peggio, quei militari ripartirono in fretta e in furia per Porto San Giorgio a bordo della loro unità abbandonando sul molo sud alcuni documenti.

«Queste accuse – ha detto ieri pomeriggio Caldaroni – non stanno né in cielo, né in terra. Certo, ero arrabbiato come tutti gli altri e di sicuro mi sarà scappata qualche parolaccia. Ma minacce di quel tipo proprio no. Poi non ho capito in quale momento le avrei pronunciate. Magari hanno fatto uno scambio di persona, tra me e qualche altro pescatore. La stessa denuncia è arrivata a mio zio, Angelo Malaccari. Non ci credo proprio. Lui s’è sentito male per un problema cardiocircolatorio poco dopo l’abbordaggio e non capisco davvero come e quando avrebbe potuto minacciare i marinai».

Caldaroni ha ricevuto l’avviso l’altroieri. Adesso ha 20 giorni di tempo per fornire la sua versione ed elencare eventuali testimoni a discarico.

Mario Pacetti