Coltivava cannabis in casa, confermata la condanna ad Azeruoli

Nel 2015 i carabinieri scovarono dieci piante alte quasi tre metri

Piante di cannabis nell’orto e in terrazzo. Per questo è stato condannato in via definitiva il civitanovese 32enne Alessandro Azeruoli. Nel luglio del 2015 i carabinieri del Reparto operativo di Macerata fece un blitz in casa sua, trovando dieci piante alte quasi tre metri, tra rovi ed erbacce nei pressi dell’ippodromo a Civitanova alta. Dopo alcuni giorni di appostamenti, i militari individuarono il ragazzo che andava ad annaffiare la coltivazione. In casa sua furono trovate altre dieci piante, poi una ventina di piante già tagliate, e un chilo di marijuana pronta, oltre a fertilizzante, una lampada fluorescente, bilancini. Alla vista dei carabinieri il ragazzo, già noto per alcuni tafferugli con i no global, aveva polemizzato contro il sistema, poi era stato portato in carcere. Due anni dopo, in primo grado il civitanovese era stato condannato con il rito abbreviato a due anni di reclusione e seimila euro di multa, senza condizionale dato l’imputato ne aveva già usufruito. In appello, un anno dopo, la pena era stata ridotta a un anno e otto mesi, e 4mila euro di multa. Azeruoli però ha fatto ricorso in Cassazione, evidenziando che non c’erano prove del fatto che la cannabis fosse destinata allo spaccio. Ma la Corte di Roma ha ritenuto inammissibile il ricorso, rispondendo che dalla cannabis sequestrata si potevano ricavare "2.882 dosi medie singole": non si trattava di una coltivazione modesta. I giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso, ora la condanna è definitiva.

p. p.