Civitanova, convento dei cappuccini a rischio chiusura

Ma padre Damiano assicura: "Per ora no". Frati d’Italia in assise plenaria per decidere riguardo allo spostamento dei religiosi

Convento dei Cappuccini a rischio chiusura, Civitanova

Convento dei Cappuccini a rischio chiusura, Civitanova

Civitanova, 1 aprile 2023 – Frati cappuccini d’Italia in assise plenaria per prendere grandi decisioni: ridurre il numero dei conventi, decidere quelli da lasciare aperti e programmare lo spostamento dei religiosi a seconda delle necessità. A rischio anche la chiusura del convento della città alta anche se la cosa, per ora, sembra scongiurata. "Per ora no", assicura padre Damiano, che partecipa al convegno, ma quel "per ora" non lascia presagire nulla di buono, e la cosa allarma non solo chi è solito adempiere ai propri doveri religiosi in quella chiesa, ma anche chi ai nostri frati è affezionato a prescindere. La chiusura, quindi, continua a essere un rischio e la preoccupazione è forte. Il convento è infatti per la città è un’istituzione che dura da 144 anni ed è difficile pensarne la chiusura. Però i tempi cambiano, le esigenze sono diverse, la realtà bisogna prenderla così com’è e ad essa vanno subordinate le grandi decisioni.

Un po’ di storia ci dà la dimensione di ciò che il convento dei Cappuccini ha significato e significa per Civitanova. E’ stato costruito nel 1625, grazie al sostegno dei benefattori. Dedicato a San Giovanni Battista, nelle18 celle ospitava undici religiosi. Quattro gli spazi adibiti ad infermeria che accoglieva malati. Per una serie di ragioni legati alla alterne vicende della storia, esso venne chiuso e riaperto a più riprese, ma dal 1881 ad oggi, il convento è sempre punto di riferimento per tanti cittadini, fedeli e meno fedeli. I motivi per cui l’Ordine sta decidendo il ridimensionamento delle strutture conventuali, sembrano facilmente intuibili: ce ne sono troppe e le vocazioni sono in fase calante. Il problema è che cosa ne sarà nel caso di chiusura. Sarà venduto? Resterà solo la chiesa? E gli spazi abitativi che fine faranno? Queste le domande sulle quali l’Ordine si sta confrontando.

Per ora, comunque, il, pericolo chiusura, come assicura padre Damiano, sembra scongiurato e si confida, anzi, che il problema non si ponga più. Ma se così non dovesse essere, verranno a ripetersi, sia pur in modi diversi, i casi di Villa Conti e di Stella Maris, istituto, quest’ ultimo, ancora al centro di dubbi e incertezze. Per decenni è stato uno dei principali erogatori di cultura (lo è ancora, ma grazie ai suoi "inquilini"). L’imponente edificio, però, è stato messo in vendita dalle Suore della Riparazione, proprietarie del patrimonio. Oggi è stato acquisito da privati che stanno cercando (fino ad ora senza risultato) una soluzione da condividere con istituzioni pubbliche, e un ruolo che da una parte ne preservi la funzione socio-culturale e dall’altra permetta di trasformare in residenze gli spazi che restano. Sono tre anni che su questo si cerca un confronto, ma inutilmente.

In ordine al convento dei Cappuccini, la cosa è diversa, anche per via del Regolamento dell’Ordine.

Il rischio di chiusura è una notizia giunta per molti all’improvviso, perché ne ha fatto cenno nell’omelia domenicale il celebrante. La decisione, per ora, è favorevole, il convento resterà ancora a servizio della comunità, così è stato deciso nell’assise che ha messo intorno al tavolo fino a ieri i responsabili di tutti i conventi d’Italia. In futuro chissà? Nel territorio sono diversi (l’ordine dei Cappuccini è stato fondato proprio nelle Marche) e l’ipotesi sarebbe quella di tenerne aperto solo uno. I fedeli, quindi, aspettano con fiducia: "Si riducano pure i conventi", è in sostanza la loro speranza, "ma non ci toccate i nostri frati".