Cristina Cesari morta in montagna: "Furti sulla tomba di mia figlia, provo solo tristezza"

Il padre della 25enne civitanovese: "Di solito spariscono i fiori, ora si sono presi anche un soldatino a cui lei era molto affezionata". Ed è battaglia legale con i gestori degli impianti di Madonna di Campiglio

Cristina Cesari, morta sugli sci a soli 25 anni, in uno scatto con il padre Carlo

Cristina Cesari, morta sugli sci a soli 25 anni, in uno scatto con il padre Carlo

Macerata, 16 maggio 2023 – Non c’è pace per la famiglia di Cristina Cesari, civitanovese, morta a soli 25 anni in un incidente su una pista da sci a Madonna di Campiglio: dalla sua tomba è stato portato via un soldatino, ricordo d’infanzia, un oggetto che era molto caro a Cristina quando era piccola e quindi ancora oggi molto importante per i suoi familiari. Cristina ha perso la vita in Trentino, dove era in vacanza con un gruppo di amici, nel febbraio 2020. Per i genitori, Carlo e Lorella, e il fratello Matteo quel dolore insopportabile non si è mai attenuato: non solo perché è ancora in corso una battaglia legale sulle eventuali responsabilità di quanto accaduto, "ma perché ogni festa, ogni occasione, ogni anniversario, il nostro pensiero va a lei – dice, con profonda commozione, il padre Carlo –. E ora, dobbiamo anche sopportare questo. Mia moglie tiene moltissimo ai fiori, cerca sempre di portare lì al cimitero dei vasi con fiori belli, ma ogni tanto, purtroppo, qualche pezzo sparisce. Non capita soltanto a noi, ma tutto finisce nel silenzio perché poi non si va a fare una denuncia per dei furti di piantine". La settimana scorsa, però, "ci hanno portato via anche questo oggetto, che era un pezzo di famiglia – spiega Carlo Cesari –. È veramente triste. Vorrei ringraziare questi signori – commenta, l’ironia amara –, per averci mostrato a quale livello di degrado si può arrivare. Con che coraggio si compie un gesto simile? Quale bassezza. Ma il peggio è per loro, non so come facciano a vivere tranquilli". Anche il periodo non è semplice: "In questo mese ci sono i nostri compleanni, l’anniversario di matrimonio e il 23 è il compleanno di Cristina. Potete immaginare che grandi festeggiamenti. Fa malissimo, ma cerchiamo di andare avanti".

Non è tutto. "Da allora c’è un braccio di ferro sul piano penale per la pratica circa la responsabilità dell’ente che gestisce gli impianti sciistici. C’era un burrone profondo, non protetto da reti. Come si vede nei filmati, Cristina è andata giù, dritta, non ha percepito bianco su bianco. Non è un problema serio solo per chi rischia di cadere di sotto, come è accaduto a lei, ma anche per chi sta sotto, il pericolo è che vi cadano sopra". "Stiamo aspettando l’ennesima decisione del gip – spiega l’avvocato Flavio Moccia, che segue il caso in Trentino per la famiglia Cesari, insieme con l’avvocato Domenico Formica –, vedremo se ci sarà il rinvio a giudizio, l’accusa è di omicidio colposo per negligenza e imperizia. Tre gli indagati, responsabili degli impianti sciistici. La decisione dovrebbe essere presa a giugno. Già è stata chiesta, varie volte, l’archiviazione, e per due volte è stata accolta l’opposizione all’archiviazione. Si è indagato, ma secondo il pubblico ministero non è emersa nessuna responsabilità. Devo dire che è una vicenda che mi tocca moltissimo, mi sono impegnato come non mai, avverto una profonda ingiustizia".

Intanto, Carlo Cesari sta dando vita a una Fondazione, nel nome di Cristina: "Io ho due figli – la premessa –, per me è come se lei fosse ancora qui. Vogliamo mettere disposizione parte delle nostre proprietà per aiutare chi ha bisogno, non solo i ragazzi meritevoli a scuola e nello studio ma anche i Paesi più sottosviluppati, pensiamo di costruire una scuola in un Paese africano, laddove c’è più necessità, e tutto questo nel nome di Cristina". Tira fuori tutta la sua forza questa famiglia, che da più di tre anni vive un calvario.

Il giorno della tragedia, Cristina stava scendendo lungo la pista nera Nube d’oro, ma ha iniziato a prendere troppa velocità: a un certo punto ha perso il controllo degli sci e ha fatto un volo di molti metri, finendo fuori dal tracciato, all’altezza di una curva verso destra. Al momento dell’incidente, gli amici non erano con lei: è stato, poco dopo, un gruppo di stranieri a trovarla, riversa lungo la variante Marchi, priva di sensi. Indossava il caschetto, Cristina, su quella discesa maledetta. Tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente i carabinieri del servizio piste con il comandante della stazione di Campiglio. Immediato l’intervento con il defibrillatore, mentre dalla centrale operativa di Trentino emergenza era decollato un elicottero con a bordo il medico per la rianimazione. Le piste sono state chiuse. I soccorritori avevano praticato il massaggio cardiaco alla ragazza, facendo tutto il possibile per salvarle la vita. La ragazza era stata stabilizzata e trasportata all’ospedale Santa Chiara di Trento, nel reparto rianimazione, in condizioni gravissime. Per un giorno e una notte familiari e amici avevano sperato che potesse farcela, ma le lesioni erano troppo gravi. I genitori avevano dato l’ok per l’espianto degli organi. A parte uno sciatore polacco, la ricostruzione della dinamica dell’incidente è stata possibile grazie alle telecamere presenti sulla pista. Cristina Cesari aveva studiato per un periodo a Bologna. Lavorava come assicuratrice insieme con il padre. Amava moltissimo il mare e la montagna, lo sci e il divertimento sano. Viaggiava spesso con la sua famiglia, che adorava. Era una ragazza solare, "Cristina emanava luce", così l’avevano descritta gli amici, anche loro distrutti dal dolore. La famiglia non si arrende e continuerà a chiedere giustizia.