"Ho ballato in Qatar, dedica al mio babbo"

Dimitri Porreca, 26 anni, ha inaugurato i mondiali con altri 69 danzatori: "Una cosa incredibile, c’erano 100mila persone. Sogno New York"

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di Giorgio Giannaccini

"Esibirmi davanti a 100mila persone, e per di più in diretta mondiale, è stata un’emozione un’unica, non nego che all’inizio c’era un po’ di tensione. Ma la danza è un’arte che entra nel cuore delle persone, perché parla con il linguaggio del corpo". Così il ballerino portorecanatese Dimitri Porreca, 26 anni, racconta la sua esperienza durante la cerimonia di inaugurazione del mondiale di calcio in Qatar, quando si è esibito insieme ad altri 69 colleghi nello stadio Al-Bayt. Lui, che ha iniziato con la danza nella sua Porto Recanati, adesso frequenta l’accademia Modulo Urban Dance Academy di Milano. Malgrado la giovane età, non è nuovo a importanti palcoscenici: nel 2020 si era esibito durante l’apertura dell’europeo di calcio, all’Olimpico di Roma. E ancora: ha ballato in diretta televisiva durante l’Eurovision Song Contest, a maggio di quest’anno, mentre due volte era nel corpo dei ballerini del programma televisivo X-Factor. Porreca, quando ha saputo che sarebbe andato in Qatar? "A settembre mi hanno fatto la proposta e ho accettato, perché la coreografia era curata da Emanuele Cristofoli, diretta artistico anche di X-Factor, dell’Eurovision e dell’accademia che frequento. E il produttore era la ditta Bws di Milano. Probabilmente sono stato scelto perché sono tra i ballerini con più esperienza. Il 2 novembre sono partito e fino al 20, ci siamo allenati provando la coreografia per otto ore al giorno".

Quanti ballerini eravate?

"In tutto 70 e quasi tutti italiani, a parte tre spagnoli e due greci. Per la cerimonia di apertura abbiamo curato tre coreografie, una delle quali prevedeva la sfilata delle mascotte dei mondiali passati con il sottofondo dei vari inni delle edizioni precedenti. Ammetto che ero abituato a esibirmi di fronte a molta gente, ad esempio all’Eurovision c’erano 35mila persone, ma stavolta è stato incredibile, erano in 100mila. Ogni cosa è stata curata nel dettaglio".

Ora è tornato a Milano?

"Sì, l’obiettivo è finire l’accademia, sono all’ultimo anno: ogni giorno studio per sei ore la street dance. Al contempo, insegno ballo hip hop e contemporaneo al centro Ariel e nella scuola ‘Armonia e danza’. Sono nove anni che insegno ed è ormai la mia professione. Una passione nata a sette anni, quando ho cominciato all’oratorio salesiano, perché mi accorsi che mi apriva la mente, dopo continuai al Centro Danza 9Muse".

Ci torna mai a Porto Recanati? "Sì, d’estate. Faccio la stagione come cameriere al ristorante ‘Nenetta’, per mettere da parte qualche soldo e poi per stare con la mia famiglia, che mi ha sempre supportato. Anzi, una dedica particolare è per mio babbo Giorgio, scomparso il primo settembre".

Quali sono i suoi prossimi obiettivi?

"Il mio sogno sarebbe quello, entro tre anni, di andare a vivere a New York, che è la città delle grandi opportunità per i ballerini. Infatti, è lì che c’è Broadway".