Insulti, minacce e botte alla moglie: condannato

Un 54enne si è visto infliggere tre anni senza sospensione condizionale. Aveva anche ignorato l’obbligo di lasciare la casa coniugale

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di Paola Pagnanelli

Tre anni di condanna senza sospensione condizionale, per aver tormentato la moglie con insulti, minacce e botte, per averle reso la vita un inferno. Così ieri è finito il processo a carico di un artigiano di Porto Recanati 54enne.

I fatti sarebbero avvenuti fino al marzo del 2018. L’uomo di continuo insultava con epiteti volgari e minacciava di morte la moglie. E quando era ubriaco, cosa che purtroppo accadeva spesso, la aggrediva anche fisicamente, una volta sbattendola contro la finestra o comunque colpendola. Anche le figlie dovevano assistere a queste scenate. Oltre a questi comportamenti, l’artigiano tormentava la donna mettendole a soqquadro la camera, oppure buttandole i rifiuti sopra al letto, o ancora sabotandole l’impianto di riscaldamento della camera. Altre volte le aveva tolto le chiavi di casa, oppure dell’auto. Una volta l’aveva inseguita e tamponata con il furgone, mentre lei era in auto con le figlie.

Una serie di comportamenti minacciosi, aggressivi e violenti che alla fine avevano costretto la donna alla fuga da quell’uomo. Ma anche quando lei lo aveva denunciato, e il tribunale aveva disposto che lui se ne andasse dalla casa coniugale, l’artigiano era rimasto nell’appartamento, ed era stata la donna a dover cercare una sistemazione sicura da amici e parenti, e poi con i servizi sociali del Comune.

Una situazione dunque molto pesante, che ieri è stata esaminata in tribunale a Macerata. Completata l’istruttoria, il pm Francesca D’Arienzo ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo per l’imputato, sottolineando anche il fatto che avesse del tutto ignorato le disposizioni del tribunale in merito alla casa. Gli stessi rilievi ha fatto l’avvocato Maria Cristina Tasselli, parte civile per la ex moglie. L’avvocato difensore Marco Poloni ha invece tentato di ridimensionare la vicenda. Ma alla fine il giudice Francesca Preziosi ha inflitto la condanna a tre anni per il portorecanatese, senza condizionale per via dei precedenti già maturati dall’imputato, anche per sequestro di persona. Il giudice gli ha imposto anche di risarcire subito la donna con 10mila euro, in attesa di un risarcimento totale da stabilire in sede civile. Ora comunque lui potrà fare appello per tentare di far valere le proprie ragioni.