Cecile Kyenge, insulti razzisti all’ex ministro. Troiani chiede di fare volontariato

Il vice sindaco di Civitanova nei guai, la difesa propone la messa alla prova

Il vice sindaco Fausto Troiani (foto De Marco)

Il vice sindaco Fausto Troiani (foto De Marco)

Civitanova Marche, 28 maggio 2019 – Un periodo di volontariato alla Croce Verde per scontare gli insulti razzisti all’ex ministro Cecile Kyenge. Il vicesindaco di Civitanova Fausto Troiani ha chiesto infatti la messa alla prova con i lavori di pubblica utilità, alla prima udienza del processo per direttissima che lo vede imputato di diffamazione aggravata dai motivi di odio razziale.

Cecile Kyenge
Cecile Kyenge

Il caso è finito ieri all’esame dei giudici di Macerata, chiamati a valutare il comportamento sui social del chirurgo e politico, assente ieri in aula. Nei mesi scorsi, sulla sua pagina Facebook Troiani si era riferito a Kyenge scrivendo «rimane negra». In virtù dell’accusa razzista, il procedimento per la diffamazione si farà con il rito direttissimo. Rito ordinario invece per gli altri commenti – sessisti e beceri – rivolti all’ex presidente della Camera Laura Boldrini.

La stessa Boldrini aveva presentato una querela per diffamazione contro il civitanovese, che le aveva indirizzato più di una espressione poco elegante. Massacrata per anni sui social da accuse volgari e clamorosamente inventate, l’ex portavoce dell’Alto commissariato per le Nazioni unite ha avviato una vera e propria battaglia contro la diffamazione via Facebook, e non aveva esitato a chiedere il procedimento per diffamazione anche nei confronti del politico.

Troiani infine ha anche un procedimento pendente per le frasi riferite a Papa Francesco che, in qualità di capo di Stato straniero, ha una disciplina particolare per il reato di diffamazione: il vice sindaco potrebbe essere accusato anche d’ufficio dalla procura, senza la querela del pontefice. Quando il caso era esploso, a novembre, in un primo momento Troiani aveva minimizzato i suoi commenti antisemiti, omofobi e xenofobi, dicendo prima di tutto che erano frasi «riportate da altri», senza avvertire il disvalore dell’uso di certi termini, per di più in una piazza virtuale aperta potenzialmente a chiunque. Poi aveva assicurato di non essere razzista, e di non aver mai avuto intenzione di offendere alcuno.

Ora, difeso dall’avvocato Gian Luigi Boschi, con un periodo di volontariato, facendo valere anche la sua formazione medica, potrebbe chiudere il procedimento. Il collegio, presieduto dal giudice Daniela Bellesi, ha rinviato al 28 ottobre la decisione sul caso. Con i servizi di pubblica utilità, Troiani potrebbe ottenere la dichiarazione di estinzione del reato.