Lallo Giulietti: il mio lockdown in giro per il mondo

La rotta della solidarietà: dal Brasile al Paraguay, poi in Ecuador e sulle Ande. "Così cerco di aiutare i bimbi poveri e senza famiglia"

Lallo Giulietti, missionario laico nel segno della solidarietà

Lallo Giulietti, missionario laico nel segno della solidarietà

Civitanova Marche (Macerata), 4 aprile 2021 - Lockdown o no, nessuno ferma Lallo Giulietti, quando deve seguire i suoi progetti di missionario laico, avviati già nei primi anni del duemila: il Brasile, l’Ecuador, il Perù, l’Africa nera, e non quella di Sharm el-Sheikh, in mezzo alle povertà, ai bambini senza famiglia e ai disabili. Da Civitanova, Giulietti è partito il 5 marzo dell’anno scorso, appena prima che la pandemia imponesse la chiusura di tutte le frontiere, ed è tornato pochi giorni fa.

Un viaggio lontano per sfuggire alla pandemia? Macché, ha trovato di peggio. "Ho avuto subito la percezione della gravità della situazione a Barcellona, il primo scalo aereo del volo verso il Brasile. Ho visto una città vuota e ho capito subito che la cosa era molto seria".

Ne ha avuto conferma in Brasile. "Sì, è un dramma che non è avvertito dal governo centrale. Bolsonaro è un negazionista, anche oggi nega la realtà e ha licenziato quattro ministri della salute, i quali proponevano delle misure forti per fronteggiare la situazione. Soltanto i governatori dei vari Stati si muovono con maggiore rigore e severità. I brasiliani, poi, amano vivere in allegria, è difficile trattenerli dentro casa. A Rio de Janeiro, le spiagge erano piene e le mascherine poche. Per non parlare poi delle favelas: delle casupole povere, una appiccicata all’altra, dove i punti di aggregazione sono sulla strada. Frequenti erano le adunate per i ‘churrasco’, le grigliate, ecco perché il Brasile è il Paese che conta più contagi, morti, oggi come ieri".

In Brasile dove e a fare che? "A Belo Horizonte ho alcuni progetti per l’assistenza dei ragazzi di strada, giovani e adolescenti. Dovevo restare per tre mesi, ma sono rimasto molto più a lungo. Si lavorava a distanza, nel rispetto delle regole, con la mascherina al volto e i detergenti. I supermercati erano aperti e molti ristoranti lavoravano con l’asporto della merce. Tanta gente si comportava in modo responsabile; per troppi, però, l’autocontrollo era soltanto un optional".

Non soltanto Brasile, però. "No. Poi sono andato in Paraguay, dove risiede mio figlio. Dovevo seguire un progetto dell’Ant e un secondo progetto dell’associazione Mango, che pure si occupa di ragazzi difficili, di dodici e tredici anni. Mi sono fermato in Paraguay due mesi, ho aiutato mio figlio a traslocare, poi lì ho passato il Natale".

La pandemia crea drammi come in Brasile? "Molto meno, anche perché il territorio è molto vasto, la popolazione è sparsa per le campagne e la gente è molto più disciplinata. Il Coronavirus è un problema per tutti, ovviamente, ma qui è abbastanza contenuto, il governo poi ha più attenzione". Dal Paraguay il rientro? "No, sono andato in Ecuador, dove pure ho alcuni progetti da seguire: uno a Penipe, sulle Ande, dove c’è la comunità di Capodarco di don Vinicio Albanesi. L’altro, invece, a Quito. Regole rigorose contro il Covid-19, centro chiuso e pochi turisti".

Le è mancata l’Italia? Lei, vecchio politico di razza, ne ha seguito le vicende? "Seguo tutti i giorni quel che succede in Italia. Con internet navighi in tutto il mondo: dal Sudamerica o dall’Africa, posso leggere il Resto del Carlino e anche degli altri giornali online. In un paio di occasioni, sono anche intervenuto nei commenti".

E adesso finalmente a casa. "Sì, dove farò due settimane di quarantena fiduciaria. Ho già eseguito però un sacco di test e tutti sono risultati negativi al Coronavirus. Dopo Pasqua, poi, ci saranno dei nuovi programmi".

Ancora? "Sì, in Camerun, per la precisione a Okola. Stiamo infatti costruendo una casa che ci permetterà di accogliere trenta bambini poveri e abbandonati. A Okola, inoltre, in collaborazione con la piscina comunale, abbiamo anche costruito tre pozzi. L’acqua, da quelle parti, trasforma la vita e poi l’ambiente".

Scusi, Giulietti, ma chi vi dà i fondi per tutte queste cose? "La straordinaria generosità di molte persone e le donazioni – risponde l’uomo della solidarietà in ogni parte del mondo –. In programma c’è anche l’annuale cena per raccogliere fondi, dubito però che con questi chiari luna la si possa fare, vedremo".