Lavanderie al tappeto: "Con queste bollette è dura"

Lavatrici sempre accese, schizzano i costi dell’energia: Valuto la chiusura "La situazione peggiora sempre di più, non vedo nessuna via d’uscita"

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di Francesco Rossetti

Il caro energia tocca da vicino i gestori delle lavanderie, che tra l’elettricità consumata per azionare i macchinari e il costo aumentato dei materiali, devono fare i conti con diversi problemi. Una categoria fondamentale per la pulizia che però è una delle più colpite dal salasso energetico. "Andiamo avanti – dicono –, ma le prossime utenze rischiano di metterci al tappeto". Un mercato, quello della pulitura dei capi d’abbigliamento, della biancheria e delle tovaglie, dove i clienti non mancano ma per il quale non si può prescindere dall’utilizzare l’energia. E tra le brutte notizie, c’è anche quella dell’incremento dei costi del nylon, materiale utile per imbustare i capi prima e dopo i lavaggi. "Sto valutando la chiusura – dice senza mezzi termini Martina Aringoli, che gestisce la sua lavanderia in via Fratelli Bandiera –: di questo passo è veramente dura. Già con la pandemia il lavoro è calato, ora con queste bollette non si guadagna più nulla. Sono passata da seicento euro che pagavo in precedenza, a 2300, in un solo mese: praticamente una bolletta quasi quattro volte maggiore". Aringoli ha cercato come ha potuto di far fronte alle stangate: "Ho aumentato i prezzi di un euro al capo – confessa – perché di più non si può chiedere. D’altronde cosa vuoi aumentare se la gente viene qui e chiede lo sconto. E li capisco, perché magari sono andati al supermercato e hanno trovati i prodotti ad un prezzo maggiore, oppure a fare colazione ed hanno pagato di più". Di quartiere in quartiere, diversi sono i protagonisti ma lo scenario rimane pressoché invariato. E ben poco cambia se si tratti di una lavanderia ad acqua oppure a secco, come ‘Florensec’, sita in via Montello. "Bollette raddoppiate e a tratti anche triplicate – sottolinea Lindita Dini – ed è aumentato anche il costo del percloro etilene, il solvente utilizzato per i lavaggi a secco. Non solo: a caro prezzo si pagano anche le buste per confezionare i capi". Molte lavanderie hanno gestioni rinnovate: c’è chi ci prova decidendo di investire, nonostante tutto. Ma i salassi continui e ripetuti rischiano di azzerarne gli affari. Questa la storia di Antonella, che ha da poco preso in gestione l’ex lavanderia ‘Marisa’ in via Cecchetti. "La situazione peggiora sempre di più – sbotta – e i costi da sostenere quasi superano gli incassi: tra acqua, energia elettrica e sacchetti di nylon a fine mese ci si va sotto. E francamente non vedo via d’uscita perché aumentare i prezzi sarebbe controproducente: si rischia di perdere i clienti e basta. Non vendiamo mica generi di prima necessità". Fabiola Lattanzi è la titolare della ‘Lavanderie Lory’, in via Manzoni. Ecco il suo pensiero: "Le utenze sono lievitate ma per ora i clienti sono rimasti, poi vedremo in futuro cosa succederà – ammette –. Al momento ho deciso di lasciare invariate le tariffe, consapevole che qualcosa ci perderò perché l’energia per stirare o lavare è sempre la stessa. Purtroppo questi sono tempi duri per lavanderie: già il Covid ci ha chiamati in prima persona, ora anche le bollette è difficile".