"Mi tenevano in due e mi hanno violentata"

La commessa conferma ogni accusa, ma corregge parzialmente la prima versione ammettendo di aver visto alla mattina il professore

Migration

di Paola Pagnanelli

"In due mi tenevano, e lui mi ha violentata". Ieri in aula, la donna di Ancona ha confermato ogni accusa a carico di Osvaldo Iannuzzi e Giuseppe Padalino, i portorecanatesi accusati di violenza sessuale di gruppo e arrestati lo scorso febbraio. I fatti da ricostruire sarebbero avvenuti il 24 aprile del 2021 a Porto Recanati. In tribunale a Macerata, con una lunga udienza a porte chiuse, la giovane commessa ha ripercorso i fatti di quella giornata. Ha parzialmente corretto la prima versione data alla polizia, ammettendo di essere andata quella mattina a casa di Iannuzzi, all’epoca professore in un istituto superiore di Castelfidardo, che lei conosceva e frequentava da qualche tempo. Ha detto che tra loro c’erano state alcune effusioni, poi erano andati a comprare qualcosa per pranzo e in seguito erano andati a casa del fratello Iannuzzi. Lì ci sarebbe stata una festa dove erano presenti anche Padalino, muratore, un altro uomo sconosciuto, e altre due donne che ugualmente lei non aveva mai visto prima. Nel corso del pomeriggio avrebbero bevuto e usato cocaina, ma lei molto meno degli altri. Per questo, quando era finito il vino e Iannuzzi aveva proposto di andare a prenderlo a casa sua, era stata lei a guidare l’auto, essendo la sola in condizioni di farlo. Con la donna e il professore erano andati anche Padalino e il terzo uomo. In casa però Iannuzzi si sarebbe innervosito, perché lei continuava a scambiarsi messaggi con altre persone. A un certo punto Padalino e l’altro l’avrebbero presa e portata in camera, dove il professore l’avrebbe costretta a subire ripetute violenze. Dopo aver risposto alle domande del pubblico ministero Rosanna Buccini e dell’avvocato Marco Pacchiarotti, che la assiste come parte civile nel processo, la parola è passata agli avvocati Luca Froldi e Guseppe Lupi, che assistono gli imputati. I difensori hanno sottolineato che la donna, in un primo momento, avesse taciuto sull’incontro mattutino con Iannuzzi; un elemento che, per la difesa, minerebbe la sua credibilità. Hanno poi insistito nel chiederle almeno una descrizione sommaria del terzo uomo e delle due donne che erano alla festa, mai identificati dagli inquirenti nonostante la polizia avesse fatto accurate indagini sulla vicenda. L’anconetana però non ha saputo dire nulla di queste tre persone. La tesi dei difensori è che non ci sia mai stata alcuna festa. Padalino, dal canto suo, ha sempre detto di non essere mai stato a casa del fratello dell’imputato, e nega nel modo più assoluto qualsiasi abuso. Il collegio dei giudici ha rinviato dunque l’udienza al 22 maggio, per ascoltare i consulenti della procura che hanno esaminato i telefoni degli imputati.