"Nessuna violenza del professore"

Denuncia della commessa: i legali del docente stanno valutando se chiedere il rito abbreviato

Migration

di Paola Pagnanelli

In attesa di decidere se affrontare il processo o chiedere l’abbreviato, continua a respingere ogni accusa il portorecanatese Osvaldo Iannuzzi, accusato di violenza sessuale di gruppo con Giuseppe Padalino, dopo la denuncia presentata da una donna di Ancona.

"Stiamo valutando come procedere, possiamo fare istanza di rito abbreviato fino a 15 giorni prima dell’udienza, fissata al 30 maggio" spiega l’avvocato Luca Froldi, che con il collega Giuseppe Lupi assiste Iannuzzi, professore di un istituto superiore di Castelfidardo (e non di Loreto, come per errore indicato ieri). L’abbreviato consentirebbe al tribunale di pronunciare la sentenza allo stato degli atti, sulla base cioè del materiale probatorio raccolto finora dalla Squadra mobile e dalla procura di Macerata, e darebbe all’imputato lo sconto di un terzo della pena. "Anche le indagini successive all’arresto di febbraio – prosegue l’avvocato Froldi – non hanno aggiunto nulla al quadro probatorio, di per sé non in grado di dimostrare la colpevolezza. L’analisi dei telefoni non ha rivelato nulla, se non che il professore e la donna si conoscevano da prima della festa che sarebbe avvenuta il 24 aprile di un anno fa".

La donna ha parlato di un terzo uomo presente in casa del suo amico, a Porto Recanati, ma non si è mai scoperto chi fosse. La tesi della difesa è che quel giorno non ci sia stata alcuna festa: l’anconetana sarebbe andata da Iannuzzi perché si conoscevano, non ci sarebbero state violenze e men che meno di gruppo.

Molto orientato verso la richiesta di abbreviato è il muratore portorecanatese Giuseppe Padalino, difeso dall’avvocato Maurizio Ballarini. Anche lui si dichiara del tutto estraneo alla vicenda, negando che ci sia stata una festa e poi la violenza in casa del professore. Per ora Giuseppe Padalino non ha neppure presentato alcuna istanza di scarcerazione, non avendo familiari disponibili ad accoglierlo agli arresti domiciliari; attende dunque con rassegnazione in una cella del carcere a Pesaro l’esito del procedimento a suo carico, confidando di poter dimostrare in aula la propria innocenza.