"Niente avvocato". L’etilometro non vale

Trovata con un tasso tre volte oltre il limite, donna assolta. Prima del test doveva essere informata del suo diritto a chiamare un legale

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Il risultato dell’etilometro è inutilizzabile, se l’automobilista non è avvertito della possibilità di chiamare un avvocato prima del test. Lo dimostra l’assoluzione ottenuta ieri da una civitanovese. La donna, poco più che 40enne, ad agosto ebbe un incidente in una strada di periferia: dopo un pranzo a casa dei suoceri, sbandò con l’auto e finì fuori strada. Per fortuna non si fece nulla, ma le forze dell’ordine la sottoposero all’alcoltest. Il primo risultato fu di 1,56, il secondo, di cui si tiene conto, 1,51: per pochissimo, il tasso che fa scattare denuncia per guida in stato di ebbrezza, ritiro della patente e confisca dell’auto. La donna però non era molto convinta del risultato, visto che al pranzo in famiglia aveva bevuto un solo bicchiere di vino. E in aula, difesa dagli avvocati Tiziano Luzi e Siria Carella, ha dimostrato le sue ragioni. Per prima cosa, è stato chiamato il tossicologo Rino Froldi, che ha spiegato come quei rilevatori abbiano un margine di errore, legato anche a condizioni e corporatura del soggetto. Poi sono stati chiamati come testimoni il marito e due amici, corsi sul luogo dell’incidente, i quali hanno affermato che alla donna non era stato detto nulla in merito al fatto che poteva chiamare un avvocato prima di sottoporsi all’etilometro. Sul punto, uno dei due operatori intervenuti ha detto che si stava occupando di regolare il traffico, e l’altro non ha potuto dire con certezza di aver fatto l’avvertimento. I difensori hanno chiesto la nullità dell’accertamento sullo stato di ebbrezza e quindi l’assoluzione "perché il fatto non sussiste". Il giudice Vittoria Lupi ha condiviso le conclusioni e ha assolto l’imputata.

Paola Pagnanelli