"Non ha riconosciuto il tumore" L’Asur risarcisce con 52mila euro

Aveva una formazione di cinque centimetri, ma il dottore non l’ha vista. Accordata la perdita di chance: se lo avesse saputo avrebbe tentato cure diverse

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di Paola Pagnanelli

Per la mancata diagnosi di un tumore, l’Asur ha risarcito i familiari di un 65enne, ucciso nel 2017 da una neoplasia ai polmoni. Nel gennaio del 2016 l’uomo, originario di Sarnano, si era sottoposto a una Tac all’ospedale di Amandola. Il radiologo che lo aveva visitato e che aveva refertato le immagini però – un professionista 70enne della zona che ora è in pensione – non aveva visto una formazione di cinque centimetri nel polmone, e di conseguenza non aveva disposto ulteriori esami per chiarirne la natura. A settembre poi l’uomo aveva fatto altri accertamenti e solo a quel punto, otto mesi dopo, si era scoperto il problema. Il pensionato aveva provato a sottoporsi alle cure possibili, ma ormai il tumore era in fase avanzata, non era più operabile e purtroppo c’era rimasto ben poco da fare: a settembre del 2017 il 65enne era morto. L’uomo aveva subito denunciato quanto accaduto, e dopo la sua morte gli eredi hanno portato avanti i procedimenti.

In particolare la ex moglie e una figlia, residenti entrambe a Montecosaro, con gli avvocati Alessia Pepi e Maurizio Vallasciani, hanno avviato la mediazione attraverso la camera di conciliazione forense di Macerata. Davanti all’avvocato Francesco Governatori dunque si sono confrontati da un lato le due parenti della vittima, con gli avvocati Vallasciani e Pepi, e dall’altro l’Asur Marche, con l’avvocato Mikol Torrretti. Alla luce di quanto documentato dai familiari in merito alla visita fatta ad Amandola, alla fine per l’ex moglie e la figlia è stato deciso un risarcimento complessivo di 52mila euro. In questo caso, è stata riconosciuta quella che viene chiamata la perdita di chance per la vittima, che se avesse saputo prima del tumore avrebbe potuto tentare cure diverse e avrebbe avuto prospettive di vita maggiori. Sulla base della querela che era stata presentata dall’uomo prima di morire, è anche in corso ad Ascoli il processo penale per omicidio colposo, nel quale è imputato il radiologo oggi in pensione, difeso dall’avvocato Serena Di Ruscio.

In quel processo la sorella, della vittima, assistita dall’avvocato Emiliano Carnevali, è parte civile. Un’altra figlia invece, difesa dall’avvocato Alessandro Casoni, ha in corso la procedura di mediazione con la camera di mediazione dell’ordine degli avvocati di Fermo.