Paciotti, a rischio un terzo dei dipendenti

Avviata la mobilità. L’ad Calcinaro: "Decisione presa con la morte nel cuore"

Cesare Paciotti, imprenditore di Civitanova (foto Ansa)

Cesare Paciotti, imprenditore di Civitanova (foto Ansa)

Civitanova Marche (Macerata), 12 ottobre 2019 - Grande preoccupazione tra i lavoratori della Paciotti, marchio storico della calzatura italiana. La proprietà, infatti, ha avviato la procedura per la riduzione del personale. A rischio ci sono 24 posti di lavoro su un totale di 69 dipendenti e a quanto pare sarebbero quelli del reparto produzione. I problemi sono connessi alle difficoltà che da diversi anni hanno investito il settore calzaturiero nella nostra provincia, uscito fortemente ridimensionato dalla crisi economica.

L’azienda civitanovese, d’altro canto, già alcuni anni fa ha vissuto momenti particolarmente delicati, tanto da avanzare la richiesta di concordato preventivo. Una procedura che si era resa necessaria in rapporto alla crisi del mercato italiano, malgrado le eccellenti vendite all’estero, e con la quale la società era riuscita a bloccare le istanze di fallimento già presentate da alcuni creditori. Successivamente, però, il tribunale chiese modifiche al piano di rientro su cui era stata siglata un’intesa. Modifiche che poi arrivarono, ma giudicate dal tribunale talmente sostanziali da integrare una nuova proposta di concordato.

Gli amministratori si erano impegnati nel rilancio dell’azienda e i creditori avevano accettato l’offerta. La proposta, però, era stata giudicata improcedibile dal tribunale, ma le istanze di fallimento erano state assorbite nella prima procedura di concordato: e questo ha lasciato libertà di movimento all’impresa. Poi tutto sembrava andare nella direzione di un rilancio. Ieri, invece, la doccia fredda. Il timore è che si voglia smantellare del tutto il reparto della produzione, lasciando solo la parte commerciale.

«Abbiamo aperto la procedura di mobilità nella speranza che la situazione possa in futuro migliorare, ma in questo momento è stato necessario salvaguardare la totalità dell’azienda sacrificando, purtroppo, alcuni costi che più incidono e tra questi c’è quello del personale». È un Marco Calcinaro, amministratore delegato della Paciotti, addolorato quello che spiega la scelta di lasciare a casa circa un terzo dei dipendenti.

«Sono stato io – riferisce Calcinaro – a dare loro (ai lavoratori, ndr ) la notizia prima che venissero a saperla dai sindacati e sono cose estremamente difficili da fare. Stiamo parlando di persone che lavorano con noi da anni, che mi hanno visto crescere e che hanno visto crescere l’azienda e voglio garantire loro che, fino a quando avremo gocce di sangue e di sudore, lavoreremo affinché possa arrivare una svolta positiva sul fronte della produttività. Purtroppo, per ora, abbiamo bisogno di maggiore flessibilità».

I dipendenti raggiunti dalla procedura di mobilita «sono 24 su 69 ma probabilmente riusciremo a limitare a una ventina il provvedimento», aggiunge Calcinaro –. È con la morte nel cuore – sottolinea l’amministratore delegato – che abbiano preso questa decisione, ma chi ci conosce sa che se avessimo potuto l’avremmo sicuramente evitata, con ogni mezzo. In passato, in altri momenti di difficoltà, abbiamo ricapitalizzato la società e i soci hanno sacrificato tutto, anche proprietà private, perché chi ci conosce sa che l’azienda viene prima di tutto e che abbiamo sempre guardato alla fabbrica come a una famiglia».