Civitanova, insulti al Papa. Troiani a processo

La Procura ha chiesto il giudizio immediato per il vicesindaco

Il vicesindaco di Civitanova, Fausto Troiani

Il vicesindaco di Civitanova, Fausto Troiani

Civitanova, 6 giugno 2019 - Dopo il processo per gli insulti razzisti all’ex ministro Cecile Kyenge, a settembre il vicesindaco di Civitanova, Fausto Troiani, tornerà invece in tribunale per le offese rivolte a Papa Francesco. Tra i vari post su Facebook con insulti un po’ per tutti, infatti, il politico se la era presa anche con il pontefice, anche lui fatto oggetto di epiteti alquanto irrispettosi. Ma in base ai Patti lateranensi, il Papa è equiparato ai capi di Stato esteri, e le offese contro di lui sono dunque perseguibili di ufficio.

Una disciplina particolare, legata appunto al testo sottoscritto nel 1929 tra l’Italia e lo Stato Vaticano. La Procura della Repubblica di Macerata aveva anche segnalato la vicenda alla Santa sede, non appena era esploso il caso dei commenti sui social network. Ma da Roma non si è ritenuto di querelare Fausto Troiani. Il processo, però, va avanti d’ufficio. Il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha chiesto il giudizio con il rito immediato, saltando l’udienza preliminare, e così il 27 settembre il vicesindaco civitanovese dovrà comparire davanti al giudice Francesca Preziosi con l’accusa della diffamazione.

«L’impegno dell’ufficio – ha commentato il procuratore capo, Giovanni Giorgio – è anche in questo caso di arrivare quanto prima alla verifica del dibattimento, e quindi alla sentenza». Fausto Troiani, difeso dall’avvocato Gian Luigi Boschi, potrà comunque chiedere, pure riti alternativi.

Nell'altro processo, già iniziato nei suoi confronti il 26 maggio, per gli insulti all’ex ministro Cecile Kyenge, il civitanovese ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali, con un periodo di volontariato alla Croce Verde di Civitanova nel quale mettere a disposizione in modo gratuito le sue competenze mediche. In quel caso, l’accusa è di diffamazione aggravata dai motivi di odio razziale. Il processo è stato rinviato a settembre per valutare anche l’istanza dell’imputato. La raffica di post sessisti, volgari e offensivi, indirizzati a vari leader mondiali e politici nazionali, oltre che appunto al Papa, aveva causato un polverone intorno al vicesindaco, che è finito anche alla ribalta nazionale per queste sue uscite su Facebook.