"Quindici disdette per quel divieto"

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"Nonostante il divieto di balneazione sia stato revocato giovedì, tanta gente crede ancora che l’ordinanza sia in vigore. Per questo, solo venerdì, circa quindici clienti hanno disdetto la prenotazione. E la cosa davvero assurda è che i prelievi non sono stati fatti sul tratto di mare davanti alla mia spiaggia, ma solo sul fosso Acquarolo che da mesi è in secca. Quindi, quell’acqua non confluisce sul litorale". E’ la rabbia di Manlio Ramadori, titolare dello chalet "Il Vascello", nel Lido delle Nazioni, a Porto Recanati. Mercoledì era scattato il divieto di balneazione in quel tratto, in direzione del fosso Acquarolo, finché il giorno dopo la misura è stata revocata perché i parametri batteriologici dell’acqua erano tornati nella norma. "Tutto ciò mi ha causato molti danni, per un divieto che è durato appena un giorno – osserva -. Nonostante il mio tratto di mare è tornato balneabile, molta gente crede tuttora il contrario, tant’è che ho ricevuto molte chiamate da parte di diversi bagnanti, provenienti da fuori regione, che chiedevano spiegazioni sulla vicenda. Ma ciò che contesto fortemente – aggiunge - è che i prelievi dell’Arpam non sono stati attuati sul tratto marino davanti al mio stabilimento, ma solo lungo il fosso Acquarolo. Tuttavia il fosso è da quattro mesi in secca e le sue acque non possono poi confluire in mare, anzi è ridicolo parlare di divieto di balneazione, perché non c’è nessun inquinamento sul litorale. Piuttosto sono anni che capita ogni tanto questa contaminazione, ma da quanto mi risulta nessuno ha aperto delle indagini per fare luce su tale fenomeno. E a rimetterci, subendo danni materiali e d’immagine, sono io. L’ordinanza non può essere una soluzione, qui bisogna tutelarci e capire il perché accadano certe cose. Probabilmente, nel fosso Acquarolo, qualcuno scarica illegalmente dei liquami fognari".

g. g.