Sempre meno persone all’altare E più che quadruplicati i divorzi

Secondo i dati Istat si assottiglia la differenza tra celibi e coniugati e ci si sposa più tardi

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Rapporto tra celibi e coniugati, a Civitanova si assottiglia sempre di più la forbice. Va considerato che nella prima categoria le statistiche dell’Istat inseriscono anche le fasce di età che non sono in età di matrimonio ma, al netto di questo, nel 2002 i primi erano 14.607 e gli sposati 20.119. Due decenni dopo la situazione è ben diversa e farebbe prevedere, da qui a qualche lustro, il sorpasso: secondo la fotografia dello stato civile del 2021 oggi i nubili sono 17.904 e 19.216 invece i coniugati, con uno scarto di appena 1.312 persone, quando all’inizio del millennio il dato era di cinque volte superiore (5.512). In venti anni lo scenario che emerge dai numeri racconta anche di una società in cui si sceglie di andare all’altare sempre più tardi: nel 2002 le coppie tra i 20 e i 24 anni che all’anagrafe risultavano avere la fede al dito tra erano 121 e venti anni dopo sono crollate a 35. Addirittura, tra i 25 e i 29 anni erano 759 e oggi sono solo 187; 1.709 quelle tra i 30 e i 34 anni sposate nel 2002 e nel 2021 il dato precipita a 686. Un trend che va avanti fino a alla soglia dei 44 anni con l’inversione della tendenza che comincia dopo i 45 anni. Anche la situazione dei divorziati parla di un cambiamento sociale: a Civitanova erano appena 408 nel 2002 e sono 1.453 oggi, più che quadruplicati. La popolazione residente ha raggiunto le 41.894 unità nel 2021, più 2.532 rispetto al 2002: 19.990 (47.7%) sono uomini e 21.904 (52.3%) donne, che vivono mediamente più a lungo tanto che al momento sono undici le centenarie contro due soli maschietti e addirittura nella fascia di età tra i novanta e i novantanove anni le donne sono 452 e gli uomini soltanto 165. I numeri di Civitanova riflettono ovviamente i cambiamenti sociali che hanno interessato il Paese dove, secondo l’Istat, le famiglie composte da persone sole oggi rappresentano un terzo del totale (33.3%) e sono cresciute di oltre dieci punti negli ultimi venti anni. La concentrazione di famiglie unipersonali è massima nelle regioni del nord Italia, in particolare nel nord-ovest (36%) e del centro (35.2%). Sempre l’Istat dice che in Italia sono 8,5 milioni le persone che vivono sole, il 33.2%, e il 32.5% sono nuclei composti da genitore e figlio. Le famiglie tradizionali sono soltanto il 33%, percentuali che raccontano come si siano affermate nella società civile nuove forme di convivenza.

Lorena Cellini