Anni difficili all’orizzonte: serve equilibrio

Due regioni che invecchiano, inesorabilmente. E due servizi sanitari che rischiano di non invecchiare. Altrettanto inesorabilmente. O, se non accettiamo l’iperbole, possiamo dire che Emilia-Romagna e Marche, con i loro problemi allo specchio, avranno sicuramente anni difficili all’orizzonte. Se Ancona deve fare i conti con il tema del payback (superati i tetti di spesa sui dispositivi medici per 290 milioni, ora si bussa ai fornitori) e la nuova organizzazione post Asur, per Bologna l’incubo ha le sembianze di un rosso di bilancio da oltre 800 milioni di euro, da ’annegare’ con la riorganizzazione della rete di emergenza e urgenza ormai allo stremo.

La situazione deriva in gran parte dalla mancanza di trasferimenti da Roma, visto che il Governo Draghi non si è di certo contraddistinto per le risorse stanziate in tema costi da pandemia. Ma deriva anche dalla fatica nel recuperare le prestazioni saltate proprio nei giorni più neri del Coronavirus, con una riprogrammazione che ovunque ha arrancato. Il rischio, dunque, oltre a piani di ammortamento pluriennali che graveranno sui bilanci dei prossimi anni, qual è? Il taglio dei servizi. Pensiamo al privato accreditato, ospedalità di fatto pubblica per centinaia di posti letto e ormai indispensabile per il sistema, ma a rischio decurtazione in un momento di crisi energetica che picchia già fortissimo. Pensiamo a determinata offerta ambulatoriale. Pensiamo, soprattutto, a quella che in politichese si chiama razionalizzazione della rete e, nel linguaggio dei cittadini si traduce con la chiusura di alcune strutture. Agli assessori regionali Donini e Saltamartini l’onere di trovare alchimie per garantire continuità. Il vero problema è ormai la cronicità e anche i pronto soccorso sono invasi da problemi di questo tipo, non urgenze. Così si torna alla denatalità. Un’emergenza che spiega , in realtà, quanto sanità e servizi sociali dovrebbero parlarsi sempre di più.