Il Pci e i silenzi sui massacri dei partigiani di Tito

La lettera. Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 27 febbraio 2020 - In occasione della giornata che ha ricordato gli eccidi delle foibe mi sono chiesto come mai i partigiani italiani comunisti nell'ultima guerra mondiale non abbiano difeso gli innocenti di Trieste, Dalmazia e Istria. A migliaia sono stati uccisi dai partigiani iugoslavi comunisti. Oder Vespacci, Villanova di Castenaso (Bologna)

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni A cominciare dal giugno 1941 il Partito comunista italiano accettò che - in linea di principio - i nuclei di orientamento comunista, attivi nel settore giuliano, venissero posti sotto il comando delle strutture partigiane jugoslave più organizzate, più solide e conoscitrici del territorio; nel marzo del 1943 il distaccamento Garibaldi si unì alle formazioni slovene. Ma da subito i partigiani bianchi, o comunque non comunisti, furono diffidenti verso questo assetto. E i partigiani titini avevano le idee chiari sulle loro aspirazioni annessionistiche: nel '43 il Movimento Antifascista di Liberazione Nazionale Jugoslavo dichiarò apertamente diritto di annettersi l'Istria, Trieste con tutto il litorale adriatico comprese  Fiume e Zara, avendo addirittura la pretesa di richiederne l'avallo dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI).Lo stesso Vincenzo Bianco, uno dei vertici del Pci, il 24 settembre 1944, inviato a Trieste dalla direzione del partito, diramava alle federazioni comuniste di Trieste e Udine la direttiva di far passare le loro unità partigiane sotto il comando del IX Corpus sloveno. Quindi partigiani rossi italiani si piegarono ai titini. E anche molti italiani comunisti, considerati eretici, furono uccisi come tutti coloro che vennero accomunati al fascismo. Fu una strage e per decenni su questo periodo buio venne colpevolmente calato il silenzio. Da pochi anni si parla e si discute delle foibe e dei massacri verso gli italiani. beppe.boni@ilcarlino.net